Casse fai-da-te, anomalo il 4% delle transazioni

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Le casse automatiche, e in generale i sistemi di pagamento alternativi alle casse tradizionali che dalla pandemia in poi hanno sempre più preso piede, possono rappresentare terreno fertile per i manolesta. Se "tra i benefici di questo sistema troviamo riduzione dei costi, migliore impiego del personale, velocizzazione delle procedure di checkout e miglioramento dell’esperienza di acquisto del cliente", spiega uno studio di “Crime&tech“ che è uno spin off dell’Università Cattolica e centro di ricerca, sono da mettere in conto delle criticità.

In particolare, "un maggiore rischio di errori o comportamenti fraudolenti con un conseguente aumento delle perdite inventariali". Marco Dugato, ricercatore senior e docente di Metodi e tecniche per la ricerca criminologica, spiega che "abbiamo analizzato i dati di oltre 100mila transazioni generate dai sistemi di self-checkout di cinque aziende italiane". Il risultato dello studio è che "in media, il 4,1% degli scontrini presi in esame ha presentato anomalie, cioè una differenza tra i prodotti scansionati e quelli effettivamente in possesso del cliente". Ancora: "Il costo medio della merce sottratta o non scannerizzata è stato di circa 17 euro, mentre il valore delle anomalie coincide in media con lo 0,9% del valore degli scontrini controllati". Dati a livello nazionale.

Maggiore incidenza nei weekend e nelle fasce orarie delle 12 e delle 19, momenti in cui l’area casse del negozio è più facilmente affollata o meno presidiata. A livello territoriale, la percentuale più alta di anomalie è la macro-area Sud e Isole, (8,2%), seguita dallo spicchio a Nord-Ovest (5,8%).

M.V.

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