Caso Eni-Nigeria: chiesto il processo per i pm milanesi

La procura di Brescia ha chiesto il rinvio a giudizio del procuratore aggiunto di Milano e responsabile del pool affari internazionali, Fabio De Pasquale (nella foto), e del pm Sergio Spadaro (oggi alla nuova Procura europea antifrodi) per "rifiuto d’atto d’ufficio" per non aver voluto depositare nel 2021 prove potenzialmente favorevoli agli imputati del processo per corruzione internazionale Eni-Nigeria, concluso comunque con assoluzioni "perché il fatto non sussiste". I pm bresciani contestano ai due di non aver depositato nel dibattimento sull’ipotizzata (e non provata) corruzione, chat del cellulare dell’ex dirigente Vincenzo Armanna (accusatore Eni) nelle quali si parlava di 50mila dollari che l’ex manager avrebbe chiesto indietro ad Isaak Eke, 007 nigeriano, teste nel dibattimento che avrebbe dovuto confermare le accuse. Armanna consegnò ai giudici solo parte di quei messaggi, mentre il pm di Milano Paolo Storari aveva scovato gli altri nelle sue indagini e le aveva girate ai vertici della Procura, guidata all’epoca da Francesco Greco. In più, tra le accuse mosse ai pm milanesi anche il non aver introdotto nel processo presunte false chat, ancora una volta scoperte da Storari, che Armanna avrebbe creato per dare conto di suoi colloqui (falsi) con Descalzi e il capo del personale Eni Claudio Granata.

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