GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Sos case popolari: entrambi invalidi, finiscono al 1.900esimo posto in graduatoria

Padre e figlia abitano al terzo piano di un palazzo senza ascensore, da qui la scelta di partecipare all’ultimo bando. E l’amara sorpresa

Emanuela Di Pietro, 57 anni, insieme a suo padre, 82enne con invalidità e disabilità

Emanuela Di Pietro, 57 anni, insieme a suo padre, 82enne con invalidità e disabilità

Milano – Suo padre ha 82 anni, una grave invalidità e una disabilità motoria che lo costringe a muoversi esclusivamente sulla sedia a rotelle. Lei, Emanuela Di Pietro, ha 57 anni ed un’invalidità del 67%. Padre e figlia abitano insieme in un appartamento al terzo piano di un condominio privato senza ascensore in viale Lombardia.

Proprio per questo, proprio per la mancanza di un ascensore, Emanuela ha partecipato all’ultimo bando indetto da Aler Milano per ottenere l’assegnazione di una casa popolare in uno stabile che avesse, ovviamente, l’elevatore. Pochi giorni fa, ecco le graduatorie: lei e suo padre sono al 1.906esimo posto. "Detto altrimenti: la casa non ce la daranno, perché non ce ne sono a sufficienza per coprire 1.906 domande. Stupisce che non ci sia stata riconosciuta alcuna priorità sebbene mio padre sia invalido grave e abbia una disabilità motoria – denuncia Emanuela –. Vivendo in uno stabile senza ascensore, non esce mai, esce soltanto quando si tratta di andare a fare visite o esami in ospedale. E in quelle occasioni, pesando lui 93 chili, devo sempre farmi aiutare da qualcuno per riuscire a fare tre rampe di scale. A volte è la badante ad aiutarmi, se c’è. A volte devo pagare altri. Ma non possiamo andare avanti così, a noi serve un appartamento diverso da questo".

Emanuela e suo padre abitano nello stabile dal 2015. "Quando siamo arrivati qui – racconta lei – mio padre deambulava ancora, poi le sue condizioni di salute hanno iniziato a peggiorare, un peggioramento progressivo ma costante, fino a quando, a causa della neuropatia e della vasculopatia diabetica, è stato costretto ad accettare la sedia a rotelle. Ora le sue condizioni di salute non sono più assolutamente compatibili con la vita in uno stabile senza ascensore. E nemmeno io – rimarca Emanuela – riesco più a stare in questo condominio: ogni volta che dobbiamo andare ad una visita di controllo o a fare un esame medico, per me è un bagno di sangue. Mio padre di fatto vive da recluso: esce solo per andare in ospedale, altrimenti resta in casa. Io mi chiedo come sia possibile che la nostra domanda di avere un alloggio popolare in uno stabile con almeno un ascensore non abbia ricevuto alcuna priorità in graduatoria. La mia è una vera e propria battaglia per la dignità abitativa. Mia, di mio padre e di chiunque si trovi nella nostra stessa situazione".