Casa famiglia blindata: il ricordo di quei giorni

Dopo la crisi sanitaria fu una delle prime a chiudere le porte. Una cerimonia in giardino tra pensieri e foto

Due anni fa è stata una delle prime case di riposo blindate in Lombardia, il sindaco Curzio Rusnati firmò l’ordinanza che mise fine alle visite per proteggere i nonni a pochi giorni dallo scoppio della pandemia e oggi alla Casa famiglia di Bussero si ricordano, come nel resto del Paese, le vittime del Covid. Sull’ulivo in giardino compariranno messaggi, "pensieri di speranza per guardare avanti con fiducia", spiegano gli ospiti. Ricco il programma della giornata, che si aprirà con l’arrivo del parroco don Achille Fumagalli e dello stesso primo cittadino.

"Abbiamo messo al centro il nostro albero, simbolo di rinascita - spiega la direttrice Simona Colombo -. Il Sars Cov2 ha sconvolto le esistenze di tutti e purtroppo ha riguardato anche noi. Dopo la paura iniziale abbiamo reagito con impegno, sacrificio e la consueta responsabilità per arginare e limitare l’avanzata del virus. Per questo il significato della Giornata per noi ha un preciso valore: far vincere la vita, sempre, in ogni circostanza e contesto in cui siamo chiamati a lavorare e a trascorrere il nostro tempo". Nel pomeriggio, spazio alle testimonianze animate, in mattinata invece il contributo delle istituzioni. "Il pensiero non può che tornare a quel terribile primo attacco della malattia - ricorda Rusnati - mentre in Regione si pensava di ricoverare i positivi nelle Rsa, noi abbiamo chiuso la nostra evitando una strage. Poi è arrivato il vaccino e con le dosi l’unica vera arma contro la polmonite. Ora, il pensiero torna a chi non ce l’ha fatta".

Bar.Cal.

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