Carol Maltesi poteva essere salvata: "Sgozzata, è rimasta in vita per ore"

Il racconto del medico legale: buone possibilità di evitare il decesso se Fontana avesse chiamato i soccorsi

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di Christian Sormani

Martellate in testa, continue e ripetute e poi lo sgozzamento, quando Carol era ancora viva. Un racconto agghiacciante quello del medico legale Andrea Verzelletti, che durante la terza udienza del processo che vede alla sbarra Davide Fontana in tribunale a Busto Arsizio, ripercorre con tutti i dettagli la morte di Carol Maltesi. La ragazza stava ultimando un video “bondage” con Davide Fontana da caricare sulla piattaforma Onlyfans, quando aveva ricevuto la telefonata dell’ex compagno in cui era emersa l’ipotesi di tornare a Verona. Giù il telefono era iniziata la follia di Fontana che aveva inferto con violenza le martellate sul capo. I medici legali hanno sottolineato lesioni di tipo contusivo in testa e poi una lesione da arma da taglio al collo, mentre Carol era ancora in vita, come testimoniano le infiltrazioni emorragiche riscontrate durante l’autopsia. Quindi a tutti gli effetti, come emerge dalle carte dell’inchiesta, "il decesso è da ricondurre alla lesione a livello del collo". Il tutto è avvenuto in un arco temporale successivo, ma non è possibile dire esattamente entro quanto tempo. La ragazza potrebbe essere rimasta in vita per ore, con una probabilità non remota di essere salvata qualora il Fontana avesse chiamato i soccorsi. Il medico legale spiega che ci sarebbero state "buone possibilità di evitare il decesso". Il tutto però tenendo in buona considerazione le gravissime conseguenze neurologiche subiti dai tanti traumi alla testa a causa dei violenti colpi. Ciò che è emerso dopo ha tutti i contorni di un film horror. Il medico legale ha valutato che intorno ad alcuni organi della donna è stata rilevata "un’iniziale trasformazione putrefattiva".

In sostanza il frigor a pozzetto acquistato su Amazon del killer non sarebbe stato utilizzato subito per nascondere il corpo. Quindi il congelamento dei pezzi di cadavere della donna non è avvenuto nell’immediato, ma qualche giorno dopo il decesso. Il Fontana per tagliare il cadavere ha certamente usato una discreta manualità, tanto che per mesi gli inquirenti hanno pensato fosse intervenuta una terza persona per aiutare l’ex impiegato di banca a "finire" il lavoro. Il corpo è stato eviscerato e tagliato a pezzi non senza problemi e con una tempistica che ad oggi è difficile da rilevare. Fontana ha poi tentato di bruciarne i pezzi del corpo, usando la Fiat 500 della donna per andare nel Varesotto, dove aveva affittato un casa solitaria, lontano da sguardi indiscreti. Un tentativo fallito. Poi la scarnificazione del volto, la volontà di operare su altre parti del corpo per togliere i tatuaggi. Il tutto dopo il fallimento di carbonizzazione.

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