La fiammata dei prezzi energetici mette a rischio la sopravvivenza delle piscine. Per un impianto natatorio i costi dell’energia rappresentano fino al 50% del conto economico. "L’aumento delle bollette sta mettendo a dura prova tutto il comparto sportivo ma per le piscine la situazione è ancora più drammatica", rileva Marco Contardi, presidente di Arisa, l’associazione delle imprese dello sport, delle arti e del benessere fisico aderente alla Confcommercio milanese. Sono oltre mille piscine presenti in Lombardia, di cui circa 220 impianti natatori. A Milano se ne contano una cinquantina, calcolando anche le vasche presenti nelle scuole, nelle palestre e negli oratori. "Nei centri natatori i prezzi dell’energia sono praticamente raddoppiati. La paura di frequentare luoghi al chiuso ha generato, in più, il calo di abbonamenti e ingressi, almeno del 30% rispetto al periodo pre-pandemico", spiega Contardi. Qualcuno ha già dovuto portare i libri in tribunale come la Gestisport, società sportiva dilettantistica fondata nel 1986 che lo scorso mese ha dovuto chiudere i suoi nove centri sparsi fra le province di Milano, Pavia, Varese e Lecco. "Altre attività sono a rischio crac. Anche perché sostegni al momento non sono previsti", afferma il numero uno di Arisa. Soluzioni? "Abbiamo appena proposto a regione Lombardia l’ipotesi di finanziare l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti dei centri natatori per abbattere i prezzi dell’energia". Al Governo invece Contardi chiede di valutare l’attivazione di un bonus per lo sport dei giovani "anche per mitigare il disagio psicologico procurato dalla pandemia".
Annamaria Lazzari
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