Carla Fracci e "La danzatrice stanca": quando Montale le dedicò una poesia

La leggenda del balletto e il premio Nobel sono stati grandi amici. Lei lo ha sempre chiamato "Maestro": "Tante vacanze insieme, era straordinario"

Carla Fracci

Carla Fracci

Milano - Il primo incontro nel 1955 durante il suo “Passo d’Addio” alla Scuola di Ballo. Fu passione a prima vista, tanto che non smise mai di ammirarla, da quando entrò nella Compagnia scaligera come ballerina di fila a quando divenne una protagonista della scena internazionale. Eugenio Montale e Carla Fracci avevano un rapporto speciale. Talmente unico che il premio Nobel le dedicò la poesia "La danzatrice stanca", inserita nel Diario del '71 e del '72, uscito nel 1973. Nei versi Montale descrisse la Fracci come una figura leggerissima, quasi eterea, che torna a ballare dopo essere diventata mamma.

"La danzatrice stanca"

Torna a fiorir la rosa che pur dianzi languia…

Dianzi? Vuol dire dapprima, poco fa. E quando mai può dirsi per stagioni che s’incastrano l’una nell’altra, amorfe? Ma si parla della rifioritura d’una convalescente, di una guancia meno pallente ove non sia muffito l’aggettivo, del più vivido accendersi dell’occhio, anzi del guardo. È questo il solo fiore che rimane con qualche merto d’un tuo Dulcamara. A te bastano i piedi sulla bilancia per misurare i pochi milligrammi che i già defunti turni stagionali non seppero sottrarti. Poi potrai rimettere le ali non più nubecola celeste ma terrestre e non è detto che il cielo se ne accorga. Basta che uno stupisca che il tuo fiore si rincarna a meraviglia. Non è di tutti i giorni in questi nivei défilés di morte.

Le vacanze trascorse insieme

Carla Fracci ha sempre chiamato "Maestro" Eugenio Montale: "Era spiritoso, straordinario, ironico. Mi ricordo questa sua sigaretta e il suo passo breve. L’occasione di conoscere i veri maestri e di incontrarli nel momento giusto, cioè quando si comincia a capire qualcosa della vita, sembra oggi un’autentica rarità", le parole pronunciate qualche anno fa della leggenda del balletto italiano. Che in passato aveva ricordato anche le vacanze trascorse insieme al poeta: "Ci sono state diverse vacanze. Un aneddoto? La cosa carina è che dava agli ospiti dei disegni. Chiedeva rossetti, matite e disegnava. Amava cantare, era baritono credo, e in spiaggia, se trovava qualcuno, cominciava a proprio a cantare".