Caritas, 11 nuovi centri per 80 posti

E nel progetto Refugees Welcome, già più di 900 famiglie hanno disponibilità ad ospitare i profughi

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Undici nuovi centri di accoglienza (7 in parrocchia, 3 in istituti religiosi, 1 in appartamento), si stanno allestendo a Milano ma anche a Segrate, Trezzano sul Naviglio e Baranzate, per un totale di 80 posti. Caritas Ambrosiana spiega che questi nuovi centri si aggiungono a “Casa Monluè” dove 65 profughi ucraini sono ospitati ormai da metà marzo (insieme a 20 rifugiati di altre nazionalita’ presenti da tempo). I rifugiati ucraini (prevalentemente nuclei mamma-bambini) passando per Monluè vengono inviati in strutture di medio-piccole dimensioni, che Caritas e la cooperativa Farsi Prossimo stanno aprendo in collaborazione con parrocchie e istituti religiosi. Caritas Ambrosiana intende riprodurre questo schema anche nelle altre province della diocesi ambrosiana (Monza Brianza, Lecco e Varese), tramite accordi tra le cooperative del suo sistema e le rispettive Prefetture.

Intanto sono 250 al momento i profughi ucraini che sono arrivati in città con appositi bus grazie al progetto di Refugees Welcome, Milano per l’Ucraina“ che è riuscito a superare 100 mila euro di donazioni da parte dei cittadini. Hanno dato disponibilità più di 900 famiglie a ospitare profughi e quasi 1400 se si considera la provincia. I dati sono stati illustrati in una conferenza stampa nella sede del Municipio 8, che ha messo a disposizione uno spazio per raccogliere i beni donati dalla cittadinanza che partono per il cnfine polacco con dei bus che poi al ritorno portano i profughi a Milano.

"C’è molta generosità da parte dei milanesi" ha spiegato l’assessore alla Casa Pierfrancesco Maran, che ha deciso di accogliere anche lui una famiglia ucraina. "C’è un rallentamento adesso perché c’è la speranza che le trattative vadano a buon fine e quindi le persone sperano di poter rimanere nel loro Paese" ha spiegato Valentina La Terza di Refugees Welcome. Intanto Terres des Hommes si sta attivando "con servizi di mediazione culturale e uno psicologo nelle scuole - ha spiegato Federica Giannotta dell’associazione - oltre che con un programma di insegnamento dell’italiano per le persone che arriveranno".

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