Sanità, corsie vuote: i medici 'veterani' non bastano

In Lombardia solo trecento medici vicini ai 70 anni potranno restare in servizio. Conteranno di più gli specializzandi e lo sblocco delle nuove assunzioni

Medici

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Milano, 22 dicembre 2019 - Ci sono circa 1.100 aspiranti medici al terzo anno di specializzazione pronti a unirsi ai duemila colleghi del quarto e quinto anno arruolati da ottobre per diventare più operativi nelle corsìe degli ospedali lombardi, che languono in carenza di specialisti. Ma non più di trecento medici a fine carriera potranno fermarsi in reparto fino a settant’anni, pur avendo superato i quaranta di servizio, prima d’esser costretti ad andare in pensione. Sono questi i primi calcoli che ha fatto la Regione sugli effetti delle “misure urgenti” inserite nel nuovo Patto per la salute, firmato tra il Governo e la Conferenza delle Regioni. Il governatore Attilio Fontana e l’assessore al Welfare Giulio Gallera hanno rivendicato le "proposte determinanti della Lombardia" nella "scrittura delle regole per il funzionamento della sanità del futuro e per la sostenibilità del sistema universalistico, uno dei pochi rimasti, che rischiava il collasso".

Nel patto c’è prima di tutto lo sblocco del tetto alle assunzioni, raddoppiato rispetto al decreto Calabria che aveva già permesso alla Lombardia di arruolare personale sanitario per 12 milioni di euro, cioè il 5% dei 240 milioni ottenuti dal riparto dell’aumento del fondo sanitario nazionale per il 2019. Il nuovo patto consente di usare fino al 10% dell’aumento del fondo sanitario regionale: anche se alla Lombardia arrivasse solo il 16% matematico dell’incremento di due miliardi del fondo nazionale messo a bilancio per il 2020 (quest’anno, grazie a una serie di premialità, il Pirellone ha strappato il 24% dell’aumento), significherebbe poter assumere per altri 32 milioni su una spesa complessiva di 5,5 miliardi per il personale (quasi un quarto del fondo sanitario lombardo previsto, l’anno prossimo, a 19,8 miliardi di euro).

E però, anche con la possibilità di spendere per ingaggiarli, i medici non si trovano, soprattutto per reparti come l’Anestesia, la Ginecologia, la Pediatria, il Pronto soccorso: un effetto, hanno sottolineato anche il governatore e l’assessore, dell’"imbuto formativo" generato da anni di programmazione troppo avara dei numeri chiusi per l’accesso alle specializzazioni, che l’aumento recente delle borse di studio statali impiegherà alcuni anni a compensare (ce ne vogliono fino a cinque per formare uno specialista dopo la laurea in Medicina). Due mesi fa la Lombardia era riuscita a varare l’”autonomia” progressiva degli specializzandi del quarto e del quinto anno, precisando le loro regole d’ingaggio rispetto a una normativa nazionale generica e antiquata. Una vittoria ottenuta davanti alla Corte Costituzionale dopo due anni di battaglia col Governo, che aveva impugnato il provvedimento. Ma il nuovo Patto per la salute, concretizzando una misura già prospettata nel decreto Calabria, per gli specializzandi prevede anche la possibilità di partecipare ai concorsi e venire contrattualizzati a tempo determinato dalle strutture sanitarie, a partire dal terzo anno di specializzazione.

Negli ospedali lombardi la platea dei medici in formazione comunque più operativi s’allarga intanto a oltre tremila specializzandi, circa dieci volte i medici under 70 ma over 40 di servizio che non sono ancora andati in pensione, secondo le stime della Regione. Insomma saranno i giovani, piuttosto che i pensionandi, a fungere da “salvacorsie” in attesa che le assunzioni di specialisti portino ossigeno più strutturale nei reparti.  

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