Caregiver in calo Anziani fragili rischio abbandono

I gestori delle Rsa: il nostro un ruolo complementare. Ora un’operazione verità dopo la criminalizzazione

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di Annamaria Lazzari

"Contrapporre Rsa e assistenza domiciliare è sbagliato: sono misure complementari, due nodi della rete dei servizi per gli anziani". Lo ha detto Franco Massi, presidente nazionale Uneba, durante l’incontro “Perché non possiamo fare e mano delle Rsa - Servono risposte diverse su misura dei diversi bisogni di chi è fragile” organizzato ieri da Serenity in collaborazione con Uneba (associazione di categoria del non profit sociosanitario di radici cristiane). "La residenzialità è una risposta al bisogno di persone anziane che hanno un quadro pluripatologico o di demenza e non possono trovare adeguata assistenza a domicilio" ha rimarcato il professor Massi. "Le Rsa – ha aggiunto – avrebbero bisogno anche di un’operazione verità dopo la criminalizzazione ingiusta avvenuta l’anno scorso".

Antonio Sebastiano, direttore dell’Osservatorio Rsa dell’università Cattaneo di Castellanza, ha ricordato che "l’età media degli anziani al loro ingresso in Rsa è 86 anni. Più di uno su tre (il 34%) ha bisogno dell’assistenza del personale per alimentarsi. Il target delle Rsa sono grandi anziani, non autosufficienti, pluripatologici, sempre più frequentemente con demenza o disturbi della sfera cognitiva e molto difficilmente possono essere gestiti a domicilio. L’idea che ogni anziano in futuro possa spegnersi nel letto di casa propria circondato dall’affetto dei cari è romantica ma già utopistica oggi e lo sarà ancora di più in futuro.

Oggi il 63% delle donne oltre i 50 anni svolge la funzione di caregiver informale. Ma la struttura della famiglia italiana è cambiata, e in futuro ci saranno sempre meno caregiver familiari. Le Rsa sono e saranno uno dei pilastri del sistema di long term care italiano".

"Le residenze per anziani sono il luogo dove pluripatologia, demenza, non autosufficienza, solitudine trovano una risposta rispettosa. Dobbiamo ricostruire una cultura forte partendo dall’idea che le Rsa sono un mondo vitale, non marginale, dove le crisi trovano ricomposizione" riflette Marco Trabucchi, direttore scientifico Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia. Secondo Luca Degani, presidente di Uneba Lombardia (che rappresenta il 60% dei 70mila posti letto in Rsa nella nostra regione) "per il futuro delle Rsa serve una visione programmatica che trasformi i modelli con una centralità della presa in carico territoriale. È fondamentale investire su domotica e telemedicina anche attraverso il Pnrr. Spero che la revisione della legge regionale 23 della riforma sociosanitaria sia funzionale al percorso di valorizzazione del territorio". Per Fabio Toso, consigliere Uneba Veneto, è importante anche "la formazione per accrescere la capacità di dare risposta a bisogni spesso complessi".

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