Imprenditore milanese in carcere a Dubai e non sa perché

Imprenditore recluso da tre mesi senza un’accusa. Forse una ritorsione per l’embargo italiano sulle armi

Andrea Giuseppe Costantino

Andrea Giuseppe Costantino

Milano - Andrea Giuseppe Costantino, imprenditore milanese di 49 anni, con doppia residenza a Milano e Dubai per motivi di lavoro, dal 21 marzo è prigioniero nel carcere di Al Wathba di Abu Dhabi senza sapere il perché. Lo hanno arrestato senza un mandato e senza rendergli noto il reato ipotizzato.

L’uomo lavora a Dubai da 12 anni e ha fondato una società di trading. Mai nessun guaio con la giustizia, nessun precedente, persona sconosciuta alle forze dell’ordine. A rendere nota la vicenda, solo ora dopo diversi tentativi da parte dell’ambasciata di avere contatti produttivi, è il suo avvocato Cinzia Fuggetti, esperta di diritto penale commerciale internazionale, che cura anche la parte legale di alcuni affari, a Dubai, di Costantino. "Anche le modalità con cui è stato portato via il mio assistito sono anomale. Il 21 marzo era a Dubai con moglie e figlia di tre anni che normalmente vivono a Milano – spiega l’avvocato – la donna è stata chiamata alla reception e accompagnata in una stanza in cui due uomini tenevano prigioniero il marito, senza spiegare il perché. Costantino ha solo fatto in tempo a dire alla moglie: avverti consolato, ambasciata e avvocato. Poi nessuno ha più saputo nulla di lui per un mese, fino al 27 aprile. Se non ci fosse stata la moglie presente, a cui lui ha fatto in tempo a dire che lo stavano portando in carcere ad Abu Dhabi l’avremmo dato per disperso, perché gli Emirati non hanno nemmeno rispettato la Convenzione di Vienna che stabilisce l’obbligo per un Paese di comunicare a un altro se è stato arrestato un suo cittadino".

Da tre mesi quindi, Costantino si trova in una cella con un’altra decina di prigionieri, tutti stranieri, tra cui yemeniti e libici. É dimagrito 18 chili e per ora né ambasciata, né consolato hanno potuto ratificare la nomina di un altro avvocato del posto per venire a conoscenza dell’accusa. "In un primo momento – spiega ancora il legale – abbiamo pensato a uno scambio di persona. Ora cominciamo a ritenere che la sua vicenda si inserisca nel clima di tensione tra Italia ed Emirati Arabi conseguente all’embargo italiano sulle armi per il coinvolgimento degli Emirati nella guerra dello Yemen".

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