Dj Fabo morto, pm chiedono protocolli: nel mirino la clinica Svizzera

La Procura di Milano vuole acquisire gli atti su regole e normative della struttura vicino a Zurigo sul suicidio assistito. Chiesta anche documentazione ai familiari

Un'immagine di dj Fabo dal profilo Facebook dell'Associazione Luca Coscioni

Un'immagine di dj Fabo dal profilo Facebook dell'Associazione Luca Coscioni

Milano, 2 marzo 2017 - "È veramente una vergogna che nessuno dei parlamentari abbia il coraggio di mettere la faccia per una legge che è dedicata alle persone che soffrono, e non possono morire a casa propria, e che devono andare negli altri paesi per godere di una legge che potrebbe esserci anche in Italia". Queste le parole di Fabiano Antoniani, noto come dj Fabo e morto lunedì scorso per suicidio assistito in Svizzera, che campeggiano sulla parte alta del sito on line della clinica 'Dignitas', dove l'uomo è deceduto. La struttura svizzera, che si trova vicino a Zurigo, dunque, ha deciso di rendere omaggio ad Antoniani riportando quelle parole sul suo sito e in una sezione intitolata 'Citazione del mese. Le parole pubblicate erano parte di un appello che dj Fabo, che già si era rivolto anche al presidente della Repubblica, fece a fine febbraio a favore del ddl sul Biotestamento. 

Il 27 febbraio, prima della morte del giovane rimasto cieco e tetraplegico dopo un incidente, in un post comparso sulla pagina Fcebook della struttura si definiva Dj Fabo "un uomo forte e coraggioso" e gli si augurava "tutto il bene e la pace eterna". "Le innumerevoli reazioni degli italiani - si legge in quel post - simbolizzano la necessità di libertà di scelta e autoderminazione per la vita o la fine di quest'ultima. I politici, i tribunali e la Chiesa devono rispettare questo diritto e sospendere la lotta contro "l'ultimo diritto umano".

Intanto, in attesa di interrogare Maco Cappato, che ancora deve depositare la nomina di un legale, la Procura di Milano è pronta a svolgere i primi accertamenti sulla morte di Dj Fabo. Il pm Tiziana Siciliano e i carabinieri della Compagnia Duomo, che hanno raccolto l'auto-denuncia di Cappato, acquisiranno nei prossimi giorni i protocolli che regolano le attivita' della clinica svizzera Dignitas dove e' possibile morire col suicidio assistito.  Gli inquirenti, in prima battuta, vogliono dunque capire sulla base di quali norme viene data assistenza medica alla morte volontaria nella clinica in Svizzera dove il suicidio assistito è legale e anche quali procedure interne della struttura debbano essere rispettate. Una serie di documenti che la procura potrebbe acquisire anche dalla famiglia di Antoniani, oppure prendendo contatti diretti con le autorità svizzere. Inoltre, gli inquirenti dovranno ricostruire la storia clinica del 40enne e le sue manifestazioni di consenso alla morte volontaria.

Il tesoriere dell'associazione 'Coscioni' e' indagato per 'aiuto al suicidio', reato previsto dall'articolo 580 del codice penale che prevede pene che vanno dai 5 ai 12 anni di carcere. Gli viene contestata in particolare, la fattispecie dell'"aiuto" che punisce chi "agevola in qualsiasi modo l'esecuzione" del suicidio. "Sono pronto a difendere le mie ragioni - aveva detto ieri Cappato dopo avere appreso la notizia dell'iscrizione -. Ho aiutato Fabo a ottenere l'assistenza medica alla morte volontaria in un Paese in cui e' consentito quello che dovrebbe essere consentito anche da noi". Il  pm Siciliano, coordinatrice del pool 'ambiente, salute e lavoro', lo interrogherà  nei prossimi giorni alla presenza di un avvocato.

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