Rider, il caporalato va a processo

Rinviata a giudizio la manager (sospesa) di Uber Eats. imputata con altri per lo sfruttamento dei ciclofattorini

Un rider

Un rider

Trovate questo articolo all'interno della newsletter "Buongiorno Milano". Ogni giorno alle ore 7, dal lunedì al venerdì, gli iscritti alla community del «Giorno» riceveranno una newsletter dedicata alla città di Milano. Per la prima volta i lettori potranno scegliere un prodotto completo, che offre un’informazione dettagliata, arricchita da tanti contenuti personalizzati: oltre alle notizie locali, una guida sempre aggiornata per vivere in maniera nuova la propria città, consigli di lettura e molto altro. www.ilgiorno.it/buongiornomilano

Sarà processata Gloria Bresciani, la manager (sospesa) di Uber Eats accusata di caporalato sui rider, i ciclofattorini che fanno le consegne di cibo a domicilio. L’inchiesta del pm Paolo Storari, condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, aveva portato anche al commissariamento della filiale italiana del colosso americano, poi revocato lo scorso marzo.

Il rinvio a giudizio di Bresciani è stato disposto ieri dal gup Teresa De Pascale, che ha fissato l’inizio del dibattimento per il 18 ottobre davanti alla nona penale. Il giudice ha anche mandato a processo la società di intermediazione Frc, imputata per la legge sulla responsabilità amministrativa, ed ha accolto i patteggiamenti, sempre per l’accusa di caporalato, proposti da Leonardo Moltini (a 3 anni) e Danilo Donnini (2 anni con pena sospesa), entrambi responsabili delle società di intermediazione di manodopera, e anche di un altro imputato, Miriam Gilardi, per favoreggiamento a 1 anno e 6 mesi. Sono parti civili nel processo 44 rider in totale, che lavorano tra Milano, Torino e Firenze e che sono entrati nel procedimento per chiedere il riconoscimento dei danni subiti, assistiti tra gli altri dal legale Giulia Druetta. Parti civili anche la Cgil e la Camera del Lavoro, rappresentate dall’avvocato Andrea Ronchi. Uber è stata citata come responsabile civile. Per altri imputati come Giuseppe Moltini, anche lui responsabile di Frc, il 19 luglio prossimo si aprirà, davanti al gup, il processo con rito abbreviato pere reati fiscali.

Nell’udienza di ieri la manager Uber Bresciani, assistita da un nuovo legale, l’avvocato Domenico Aiello, si è difesa facendosi interrogare (nell’udienza preliminare a porte chiuse) spiegando, in sostanza, di "non c’entrare nulla" e di essere "estranea" al presunto sfruttamento dei lavoratori. Il suo legale ha depositato al gup anche alcune chat, che non erano state acquisite nel procedimento, per sostenere l’estraneità della manager alle accuse.

Bresciani e gli altri tre accusati di caporalato, secondo l’accusa, "impiegavano e reclutavano riders" assumendoli in Flash Road City e Frc srl "per poi destinarli al lavoro presso il gruppo Uber in condizioni di sfruttamento". Avrebbero approfittato "dello stato di bisogno" di "migranti richiedenti asilo" che vivevano nei "centri di accoglienza" e venivano "da zone conflittuali (Mali, Nigeria, Costa d’Avorio, Gambia, Guinea, Pakistan, Bangladesh) e pertanto in condizione di estrema vulnerabilità e isolamento sociale". In particolare, i lavoratori venivano "pagati a cottimo 3 euro", "derubati" delle mance e "puniti" con decurtazione dei compensi se non stavano alle regole.