Milano, lavoro in nero nei cantieri: arriva il Qr Code per entrare

Tecnologia contro la cessione di documenti d’identità: partiamo dal Pnrr, poi i lavori privati

Cantieri edili

Cantieri edili

Milano, 29 dicembre 2022 - Il sistema è  stato “importato“ nei cantieri edili di Milano replicando una prassi illecita in uso da decenni nel caporalato agricolo del Sud Italia. Documenti di identità di lavoratori regolari vengono prestati a operai in nero, nella maggior parte dei casi senza permesso di soggiorno, da esibire nel caso di controlli delle autorità sulle persone presenti nei cantieri. Una cessione fuorilegge di dati anagrafici che, secondo quanto è emerso dai casi finiti davanti ai sindacati, punta dell’iceberg del fenomeno, non è più limitata a casi sporadici e isolati ma è diventata parte del sistema per reclutare braccia a basso costo per alimentare il boom delle costruzioni a Milano. Il prestito dei documenti in cambio di denaro avviene tramite gli stessi gruppi WhatsApp che vengono usati dai caporali per reclutare lavoratori in nero, con l’obiettivo di mettere un ostacolo in più nella macchina già lenta e farraginosa dei controlli, con la piena consapevolezza di chi gestisce i cantieri. "In questo modo si crea un bacino di nuovi schiavi – spiega Riccardo Cutaia, segretario generale della Feneal-Uil Lombardia – e i cantieri si riempiono di “fantasmi“ con documenti di identità di persone che magari stanno lavorando da un’altra parte, alimentando il business delle organizzazioni criminali. Questi problemi emergono quando avviene un infortunio, e non si riesce a risalire alla vera identità della vittima".

Operai “fantasma“ come Mohamed, morto lo scorso 23 settembre in ospedale dopo essere stato coinvolto, due settimane prima, in un gravissimo incidente mentre lavorava in un cantiere in via Pasolini, nel nuovo quartiere residenziale di Cascina Merlata. Era originario dell’Egitto come i due giovani, che vivevano fra Giambellino e San Siro, rimasti intossicati lo scorso 21 settembre nel container dove dormivano nel cantiere aperto per costruire ville di lusso a Moltrasio, paese affacciato sul lago di Como. "Anche loro erano irregolari – prosegue Cutaia –. Questi episodi fanno riflettere sul sistema dell’immigrazione, perché da una parte a parole si vogliono chiudere le frontiere e dall’altra si fa troppo poco per combattere un sistema economico che sfrutta la manodopera, con un dumping nei confronti delle imprese che rispettano le regole".

Nel protocollo d’intesa per la legalità sul lavoro, firmato nei giorni scorsi da Regione, sindacati Cgil, Cisl e Uil, associazioni di categoria ed enti coinvolti nella partita, viene messo nero su bianco l’impegno a individuare "strumenti idonei di controllo degli accessi nei cantieri del personale, coinvolgendo, per l’attuazione tecnica, anche le Casse edili della Lombardia". L’idea, che potrebbe essere messa in campo a partire dai lavori legati al Pnrr e alle Olimpiadi invernali del 2026, è quella di associare un Qr Code a ogni iscritto alla Cassa edile, con l’obbligo di scansione sullo smartphone (usando lo stesso sistema impiegato per la lettura dei Green pass durante la pandemia) all’ingresso e all’uscita. "È chiaro ch e possono sempre essere trovati escamotage per bypassare i controlli – prosegue Cutaia – ma cedere un Qr Code ad altri è comunque più complesso rispetto al passaggio del documento di identità. Si tratta di una prima misura ma servirebbe ben altro, come un inasprimento delle pene per chi recluta lavoratori in nero e un aumento delle ispezioni visto che, con i numeri attuali, nel corso della sua vita un’impresa rischia di subire un solo controllo". Il sistema del Qr Code potrebbe partire quindi dai grossi appalti pubblici, per poi essere esteso ai lavori privati. La sfida è quella di introdurlo nelle migliaia di piccoli e piccolissimi cantieri spuntati in Lombardia anche sull’onda del superbonus.

 

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro