Milano, cannabis terapeutica: blitz della polizia. "Le piante hanno i nomi dei pazienti"

Perquisizione nell’associazione Hemp Club ad Affori: sequestrate serre artigianali, presidente indagato. D’Ambrosio: "Aiutiamo quei consumatori che necessitano di curarsi. È questa la nostra colpa?"

Raffaello D’Ambrosio, presidente di "The Hemp Club" in via Brusuglio

Raffaello D’Ambrosio, presidente di "The Hemp Club" in via Brusuglio

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Milano - Un atto di "disobbedienza civile", per chi da quasi due anni distribuisce cannabis terapeutica ai pazienti che ne hanno bisogno, con tanto di nome del destinatario associato a ognuna delle piantine coltivate. Un reato in piena regola, per il codice penale e per chi è chiamato ad applicarlo. Due letture irrimediabilmente antipodiche del blitz andato in scena sabato pomeriggio nei locali dell’associazione "The Hemp Club", circolo dedicato allo storico leader radicale Marco Pannella che ha sede in via Brusuglio 70, ad Affori.

I poliziotti del commissariato Comasina, stando a quanto risulta al Giorno , si sono presentati alle 18 per perquisire il seminterrato del civico 70: nel locale denominato "laboratorio", hanno trovato due serre artigianali con 34 piantine di marijuana (metà con infiorescenze e metà senza), due barattoli di vetro contenenti rispettivamente 3 chili di olio di canapa e "sostanza stupefacente del tipo marijuana" per un peso di 478 grammi, una pressa, un bilancino da cucina, due box per la coltivazione indoor, lampade e impianti di condizionamento. A valle degli accertamenti investigativi, il presidente dell’associazione Raffaello D’Ambrosio, difeso dall’avvocato Filippo Maria Molinari, è stato denunciato a piede libero per la violazione dell’articolo 73 del Testo unico sugli stupefacenti, che punisce con la reclusione da 6 a 20 anni chiunque "coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito, consegna per qualunque scopo sostanze stupefacenti o psicotrope". "Il nostro – si difende D’Ambrosio – è il primo e unico cannabis social club di Milano. Il controllo e il sequestro colpisce una realtà nata a ottobre del 2020 per la tutela e l’aiuto di pazienti e consumatori che necessitano di ricevere cannabis terapeutica, secondo le leggi in tema di salute".

Quali sono le attività? "Siamo impegnati da anni nel facilitare l’accesso a questa sostanza, che per molti medici rimane un tabù, organizzando visite e consentendo ai pazienti di consumare nei nostri locali". Ognuna delle piante è associata a un padrone, che è un paziente firmatario di un "modulo di resistenza civile" e che è l’unico a poter beneficiare dei fiori prodotti dalla pianta. A oggi l’associazione organizza un centinaio di visite mediche mensili, con il rilascio di altrettante prescrizioni per cannabis: una media di 15 grammi per ricetta, per un quantitativo complessivo che supera il chilogrammo. Ultima considerazione: "Eravamo anche agli Stati Generali della cannabis a Milano per spiegare la nostra attività e chissà che qualcuno non abbia pensato di segnalarci alle forze dell’ordine".

 

 

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