Canegrate, omicidio Lleshaj: pene confermate

Solo uno dei cinque imputati ha avuto uno sconto. Gli avvocati annunciano il ricorso in Cassazione.

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di Cristiana Mariani

Condanne confermate, un solo “sconto“ di pena per Fation Stojan, a cui la condanna è stata abbassata a quattordici anni e otto mesi. Ad Edmond, Elidon, Pjeter Lleshaj ed Eduard Nikolli la corte d’Assise d’appello ha confermato le condanne da 16 a vent’anni che erano già state pronunciate precedentemente. Le accuse sono quelle di aver ucciso i cugini albanesi Agron (nella foto) e Alban Lleshaj, di cui gli imputati non sono parenti, in quello che dalle ricostruzioni sembra essere stato un vero agguato. Un agguato finito a colpi di pistola la notte fra il 9 e il 10 novembre del 2016 in via Morbegno a Canegrate. I due cugini sarebbero stati uccisi a causa della loro volontà di ampliare il traffico di cocaina sulle piazze del Legnanese. Manovra che non sarebbe piaciuta al commando composto dai cinque imputati, che li avrebbe freddati a colpi di pistola.

Le indagini hanno inchiodato il gruppo di delinquenti tra Pistoia, Lucca e il Belgio. Il motivo sarebbe da ricerca nell’antico codice albanese del “Kanun“, una sorta di “occhio per occhi, dente per dente” che attinge le proprie radici nella cultura medievale e che sarebbe in vigore ancora oggi in alcuni ambienti. In sostanza la banda dopo il delitto avrebbe messo in atto una sorta di diaspora. I cinque hanno quindi cercato di fuggire, chi in Italia e chi all’estero, proprio per evitare di rimanere vittime a loro volta ma in questo caso dei famigliari dei due cugini Lleshaj che difficilmente avrebbero li avrebbero lasciati impuniti. Per loro fortuna, in un certo senso, prima dei parenti delle vittime sono arrivati gli investigatori. Che li hanno di fatto salvati da quella che sarebbe potuta essere una vendetta molto sanguinaria. Da un lato un’usanza antica come quella del “Kanun”, dall’altra un aspetto più “moderno“: lo spaccio di cocaina e la lotta per il controllo delle piazze locali. Ora la sentenza della corte d’Assise d’appello. Sembra molto probabile che i legali degli imputati facciano ora ricorso in Cassazione.

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