Donne in barca a vela per combattere il cancro, il progetto della Statale di Milano

Quest’estate terapia per 150 pazienti alla scuola di vela di Caprera

Gli scatti delle prime allieve sono in mostra fino al 29 marzo nella loggia del Filarete

Gli scatti delle prime allieve sono in mostra fino al 29 marzo nella loggia del Filarete

Milano, 22 marzo 2018 - Una settimana a scuola di vela: la mattina in barca a cazzare la randa, virare e strambare, e il pomeriggio con quattro psicologhe, ad affrontare «la strambata» nella propria vita. Cioè il cancro: questo avevano in comune 15 donne sbarcate l’estate scorsa al Centro velico di Caprera per la versione pilota di un progetto dell’università Statale, sostenuto dall’Ieo e ora dalla onlus We Will Care, che da maggio offrirà la stessa esperienza ad altre 150 pazienti.

Le foto che si sono scattate sono in mostra nella loggia del Cortile del Filarete, in via Festa del Perdono, fino al 29 marzo. «Sono leonesse, ci hanno insegnato a cosa vuol dire reagire» dice Paolo Martano, presidente della scuola di vela che ha 50 anni compiuti e fama d’essere dura. Non si sono sottratte nemmeno alla «comandata» che spetta a ciascun membro dell’equipaggio: «Per noi non sono pazienti, ma allieve come tutte le altre», ad eccezione di qualche attenzione degli istruttori alle condizioni fisiche, e della psicoterapia (con rilevazione di parametri, questo è uno studio per elaborare metodi di recupero psicologico post tumore). Colonna poetica “Itaca” di Konstantinos Kavafis, cioè non conta l’approdo, ma il viaggio. È tutta una questione di metafore: «In barca non puoi contrastare la natura, impari ad assecondare il vento», spiega Gabriella Pravettoni, la psiconcologa che ha scritto con Umberto Veronesi “Senza paura”, libro-testamento del Prof. Curare, dopo il corpo, la mente «è molto più difficile», conferma Carmelina Ruggeri, avvocatessa siciliana, la paziente zero reclutata all’Ieo lo scorso giugno. Il tipo di cui i medici dicono che «è fantastica ma è una rogna». Scappava dalla sala operatoria e dalla diagnosi, piombata a 42 anni a virare un’esistenza «da Alice nel paese delle meraviglie»; anche dopo la mastectomia, la radio, esser lasciata dal compagno per telefono: «Come se succedesse a un’altra. Il miracolo di Caprera è consapevolezza e accettazione. Scoprire cos’è il mare: la vita, e non è mai piatta. Ci sono onde da affrontare e gestire, bisogna imparare a navigare». Il rettore della Statale Gianluca Vago immagina sull’isola un centro in cui stabilizzare il progetto, intanto parte il reclutamento di 150 donne col cancro al seno per 10 corsi settimanali da maggio a ottobre (uno riservato a oncologhe), con la collaborazione dell’ex canoista otto volte olimpionica Josefa Idem in veste di psicologa «in divenire». Le allieve pagheranno solo il trasferimento a Caprera; per candidarsi devono aver finito la chemio e/o la radio, e scrivere a info@wewillcare.it (una psicologa le convocherà per un colloquio).

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