Camici donati, l’ufficio legale di Aria non autorizzò il cognato di Fontana

Le indagini: non bastava una mail per convertire il contratto di fornitura in “regalo“ a Regione Lombardia. Perquisita dalla Finanza la società di Andrea Dini

Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, 68 anni

Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, 68 anni

Milano, 29 luglio 2020 - Bahamas e Svizzera. Ora anche il Lichtenstein. Non bastasse il pasticcio dei camici (regalati da suo cognato ma con donazione “bloccata“ dalla stessa Regione), per il presidente lombardo Attilio Fontana i colpi all’immagine arrivano sempre più dall’estero. In fondo, tutta colpa di quello sciagurato (per lui) bonifico da 250 mila euro con cui – parole sue – voleva risarcire la perdita economica del cognato Andrea Dini, che aveva costretto a regalare (e non più a vendere) i camici alla Regione.

È quel bonifico (in realtà bloccato dalla banca e poi revocato da lui stesso) che ha reso di dominio pubblico il conto in Svizzera di Fontana con quei 5,3 milioni ereditati dalla madre dentista, che prima erano nascosti nel paradiso fiscale delle Bahamas e controllati da una fondazione con sede nel Lichtenstein. Insomma, un pasticcio senza frontiere. Anche perché il presidente leghista ha sì fatto emergere quel bendidio nel 2015 aderendo alla legge sullo scudo fiscale e pagando la relativa sanzione. Ma poi, oltre ad aver lasciato comunque tutti quei soldi in Svizzera, ha ripetuto che l’operazione era dichiarata e trasparente, mentre invece aveva preferito non renderla di pubblico dominio come avrebbe dovuto quando era ancora sindaco di Varese .

Tanto che l’Anac, autorità anticorruzione, finì per infliggergli una sanzione di mille euro. Tornando ai famosi camici, ieri è emerso che è stato l’ufficio legale di Aria, la centrale acquisti di Regione Lombardia, a dare il parere negativo e quindi a non accettare la donazione da parte della Dama, società del cognato (e di cui la moglie di Fontana possiede una quota del 10%) perquisita ieri dalla Finanza, a caccia di elementi probatori relativi alla mancata consegna di 25mila dei 75mila pezzi pattuiti.

Era una donazione di "non modico valore" che, secondo il codice civile, necessita dell’atto pubblico e della presenza di due testimoni. Quindi non era sufficiente la mail mandata da Dini il 20 maggio all’allora dg di Aria Filippo Bongiovanni per revocare il contratto di fornitura, bisognava seguire una procedura più complessa. Intanto , ieri i pm Luigi Furno, Paolo Filippini e Carlo Scalas, titolari del fascicolo con il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, avrebbero concluso un primo giro di audizioni e, accanto ai tecnici della Consip lombarda, avrebbero ascoltato anche un fornitore di tessuti per camici. 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro