La moglie di Fontana a suo fratello: "Chiama l’assessore per i camici"

Roberta Dini (non indagata) suggerì al patron di “Dama spa” come muoversi per la fornitura alla Regione di protezioni da 513mila euro, poi trasformata in donazione

Attilio Fontana

Attilio Fontana

Milano, 26 settembre 2020 - "Prova a chiamare assessore Cattaneo di Varese (...) sembra che siano molto interessati ai camici (...) questo mi dice assessore al Bilancio Caparini". È un messaggio inviato il 27 marzo da Roberta Dini al fratello Andrea, patron dell’azienda di abbigliamento Dama. Ed è considerato dai pm, che indagano sul “caso camici“, esemplificativo del ruolo nella vicenda della moglie del governatore lombardo Attilio Fontana.

È lei, non indagata, secondo gli inquirenti, a creare contatti e informarlo del bonifico da 250mila euro disposto da Fontana quando la fornitura di camici e altri dispositivi di protezione individuale per 513mila euro, concordata il 16 aprile, viene trasformata in donazione poco più di un mese dopo. Per definire meglio i ruoli i pm analizzeranno il contenuto delle chat dei telefoni di quelli che sono considerati i protagonisti, anche non indagati. Intanto, dal telefono di Dini, sequestrato a luglio, i pm hanno ricostruito come nel periodo di emergenza Covid la Dama, di cui Roberta Dini è socia al 10%, vivesse una "grave tensione patrimoniale" per gli ordini cancellati. Il 27 marzo, Roberta Dini segnala al fratello l’interesse per i rifornimenti di camici dell’assessore Raffaele Cattaneo, a capo della task force per la riconversione delle imprese alla produzione di dpi. E il 16 aprile arriva la commessa della Regione e, secondo i pm, con il "diffuso coinvolgimento di Fontana", che ha sempre respinto l’accusa contestata di frode in pubbliche forniture.

I fratelli, sostengono i magistrati, operano con "piena consapevolezza" del "conflitto di interessi", tanto che avrebbero predisposto "strumentali donazioni di mascherine". Un mese dopo Dini trasforma il contratto, su cui si accende il riflettore di Report (per i pm ha mentito anche ai giornalisti parlando di donazione).Dini comunica il 20 maggio all’allora dg di Aria, Filippo Bongiovanni (indagato per turbata libertà nella scelta del contraente) che la fornitura è diventata donazione. Bongiovanni ai pm racconta che due giorni prima gli è stato chiesto di trovare l’iban di Dama: secondo la spiegazione che gli dà Superti, vice dg di Regione Lombardia, Fontana "intendeva pagare la fornitura di camici, per evitare speculazioni politiche. A me non sembrò una grande idea". Non lo è nemmeno per Dini: "Non va bene un bonifico tra privati - scrive alla sorella -. Digli di non farlo più. Fa più danni".

Il bonifico da 250mila euro di Fontana viene, però, bloccato dall’antiriciclaggio di Bankitalia, che lo segnala a Finanza e Procura. E le Fiamme gialle si sono presentate ieri nello studio di commercialisti di Varese e Roma per acquisire tutta la documentazione utile sulle dichiarazioni dei redditi del governatore degli ultimi anni, nonché sulla “voluntary disclosure“. Si lavora in Procura ad una rogatoria e gli inquirenti vogliono vederci chiaro anche in questo parallelo filone di indagine, che potrebbe portare anche a contestazioni di falso e riciclaggio.

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