Milano, corpo smembrato e bruciato: tutti i punti del mistero. "Visti quattro giovani"

Giallo sull’identità della vittima, la polizia: il rogo per far sparire il cadavere. La voce dei testimoni

La zona  dove è stato trovato il cadavere mutilato e dato alle fiamme

La zona dove è stato trovato il cadavere mutilato e dato alle fiamme

Milano, 1 aprile  2019 - Chi ha scaricato il cadavere fatto a pezzi nella piazzola per i rifiuti delle case popolari in via Cascina dei Prati e ha dato fuoco al corpo, presumibilmente di un uomo, non avrebbe scelto quel luogo a caso. Sapeva come muoversi nel quartiere Bovisasca, periferia Nord di Milano, ha agito in una zona dove non ci sono telecamere ma si è assunto il rischio di essere notato, sotto le finestre delle case, davanti a un parchetto frequentato di sera da gruppi di ragazzi. Una strada dove di solito transitano solo persone residenti nel quartiere, e qualcuno potrebbe anche aver visto l’assassino. Sono pochi i punti certi nelle indagini degli investigatori della Squadra mobile di Milano, guidati da Lorenzo Bucossi, che stanno cercando di identificare il corpo - dai primi accertamenti di sesso maschile - smembrato e già carbonizzato quando i Vigili del fuoco, chiamati dai residenti poco dopo le 22 di sabato, sono riusciti a spegnere l’incendio doloso. 

Il corpo sarebbe stato trasportato lì in una valigia, depositata accanto a un gabbiotto chiuso con un lucchetto, dove vengono riposti i sacchi di rifiuti, anch’essi andati a fuoco. La testa era staccata dal tronco, così come le braccia e le gambe, amputate all’altezza del ginocchio. Chi ha appiccato l’incendio ha usato liquido infiammabile contenuto in una tanica nera, trovata sul posto. Vicino, tra immondizia e masserizie, anche una bombola del gas, che non è esplosa. Pochi istanti trascorsi tra il divampare delle fiamme e la fuga dei responsabili. Qualcuno, nel condominio, racconta di aver visto quattro giovani scappare a piedi prima dell’intervento dei pompieri. Testimonianze al vaglio degli investigatori coordinati dal pm Paolo Storari. 

«Ho chiamato i vigili del fuoco non appena ho visto le fiamme e il fumo», racconta Filomena Caivano Camele. Un’altra donna, rientrata in casa poco prima delle 22, riferisce di non aver notato nulla di strano: «Vicino al gabbiotto c’erano un divano letto abbandonato e degli scatoloni o vecchie valigie». Forse il killer era appostato poco distante. Gli investigatori stanno esaminando le denunce di persone scomparse. C’è chi ritiene difficile che un delitto così efferato possa essere legato a un regolamento di conti nell’ambito della criminalità: nessun interesse ad attirare l’attenzione. Forse un gesto dimostrativo, un messaggio lanciato a qualcuno. Oppure un omicidio avvenuto in tutt’altro ambito, magari in una lite tra conoscenti, il cui autore ha perso la testa, attuando un maldestro tentativo di occultare il cadavere. La Procura ha affidato gli accertamenti al medico legale Cristina Cattaneo. L’autopsia dovrà stabilire da quanto tempo la vittima era stata uccisa, in che modo, e come l’assassino abbia sezionato il cadavere, per poi bruciarlo fino a renderlo irriconoscibile.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro