Milano, trenta i bambini cacciati dalla scuola calcio

Altri casi dopo la denuncia de “Il Giorno”. La Figc lombarda: "Inorriditi"

Un baby calciatore seduto accanto a un pallone

Un baby calciatore seduto accanto a un pallone

Milano, 3 ottobre 2019 - Non uno soltanto (e già sarebbe stato grave e ingiustificabile), ma (almeno) 13 bambini della stessa fascia d’età (2009). E minimo una ventina di un anno più piccoli (categoria 2010). Si allarga a macchia d’olio lo “scandalo” denunciato sulle pagine de “Il Giorno” riguardante baby-giocatori scartati da una scuola calcio meneghina (ma segnalazioni simili arrivano da molte province), situata nella zona Nord di Milano e molto nota anche perché affiliata a un importante club di serie A. Nei giorni scorsi avevamo riportato lo sfogo di un papà dopo la “gelida” mail indirizzata al proprio bambino, in cui si “suggeriva” al ragazzino di trovarsi un’altra squadra «non potendo garantire per la stagione in corso la possibilità di farlo divertire...». In realtà le famiglie e i bambini che hanno ricevuto la “lettera di licenziamento” da questa società (il cui unico scopo dovrebbe essere quello di far giocare con un pallone i piccoli, senza distinzioni e graduatorie) sono state molte di più. Pare una sessantina in tutto. E il triennio dei “pulcini” (2009-2010-2011) è stato drasticamente ridimensionato. Eppure, trattandosi di una scuola calcio, dovrebbe essere la famiglia a decidere se confermare l’iscrizione e andare avanti, non il contrario. Proprio perché a quell’età calciare il pallone è semplicemente un’attività ludica. E invece, senza neppure che i genitori fossero convocati, le mail sono partite una dopo l’altra. Tutte uguali. Tutte mortificanti. Nonostante le promesse fatte all’inizio del percorso: «Quando ci siamo iscritti per la prima volta a quella scuola calcio – racconta un altro papà molto amareggiato – pagando molto più rispetto alla media, ci era stato garantito che il percorso sarebbe stato minimo triennale, cioè si prendevano i piccoli per farli giocare su campo ridotto 5 contro 5 per condurli fino alle partite 7 contro 7, su terreni di gioco più grandi. Così non è stato. Molti di noi neppure hanno avuto il coraggio di dirlo al proprio figlio, chi lo ha fatto ha dovuto poi consolare i bambini in lacrime che vivono questa situazione in maniera traumatica. Perché a quell’età non ci possono essere selezioni e non si deve scartare nessuno. E invece lo hanno fatto persino con i più piccoli...». Nelle sei squadre del 2010 (dieci bambini per ogni gruppo) ci sono stai una ventina di tagli. Il professor Giuseppe Terraneo, responsabile del Settore Scolastico Giovanile Figc per la Regione Lombardia è incredulo e furibondo. «Proprio pochi giorni fa ci siamo raccomandati durante l’incontro con i responsabili delle scuole calcio d’elite e non solo: a tutti ho espressamente detto che le società devono spiegare bene all’inizio i loro progetti alle famiglie, per non trovarsi dopo pochi mesi in situazioni imbarazzanti come queste. Pensi un po’, neppure è iniziata l’attività agonistica (il fischio d’inizio per tutti nel prossimo weekend) e già ci sono lamentele dei genitori. È un malcostume che dilaga e mi inorridisce perché non si possono penalizzare così bambini di 7-8 anni...». È un fiume in piena il prof. Terraneo: «E pensare che ci sono 128mila piccoli tesserati in Lombardia, 3 bambini su 5 si iscrivono alle scuole calcio. Ora farò le mie indagini e poi prenderò opportuni provvedimenti».

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