Il reportage nella notte di Milano: caccia ai rapinatori di corso Como con la polizia

Il viaggio con gli agenti tra le vie della movida selvaggia: controlli da mezzanotte all’alba. La strategia di prevenzione della Questura

Controlli della Polizia di Stato durante il Sabato sera in Corso Como

Controlli della Polizia di Stato durante il Sabato sera in Corso Como

Milano - ​I predatori di corso Como se ne stanno appoggiati sul muretto davanti al Tocqueville: la notte non la passano in discoteca, ma a scrutare quelli che entrano e soprattutto che escono. E non sono necessariamente capi di bande più o meno baby, ma anche "cani sciolti" che magari trovano il partner di serata sul posto (dinamiche già emerse nei raid all’Arco della Pace dell’estate 2020 e in piazza Duomo a Capodanno), che spesso sono in trasferta da altre città o altre Regioni e che per questo sono molto più difficili da intercettare, mappare e contrastare.

Andare oltre il concetto di gang, peraltro affrontato in diverse recenti indagini, e allargare lo sguardo su una spirale di violenza che sembra riguardare una parte tutt’altro che residuale di un’intera generazione e che si scatena per pochi spiccioli, uno smartphone o un paio di scarpe griffate. È questo l’obiettivo dichiarato dei servizi di controllo straordinario che da alcuni weekend il questore Giuseppe Petronzi ha messo in campo nei duecento metri che separano lo skyline di Porta Nuova da piazza XXV Aprile e in generale nello spicchio della zona Garibaldi che si estende da un lato fino a viale Montegrappa e dall’altro deborda negli angoli bui di via Bonnet, via Speri e via D’Azeglio.

In strada ci sono gli uomini del Reparto mobile che presidiano i punti cardinali e camminano su e giù per il boulevard della movida e la sezione Cinofili che passa al setaccio aiuole e dehor; in piazza Gae Aulenti c’è il presidio fisso di Volanti e polizia locale, a fare deterrenza nel punto in cui un mese fa ci furono due accoltellamenti in pochi minuti. E poi ci sono gli "sbirri" in borghese della Squadra mobile, coordinati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Francesco Giustolisi, e del commissariato Garibaldi-Venezia, guidati dal dirigente Salvatore De Bartolomeis e dal funzionario Giovanni Di Stefano: servono i loro occhi allenati e la loro rapidità di pensiero e azione per orientarsi nella folla che invade a ondate poche decine di metri quadrati.

Non ci si ferma un secondo: il flusso verso i locali è imponente dalle 2 in poi e richiede un continuo scambio di informazioni in tempo reale e improvvisi cambi di direzione per capire se tra la folla ci sia qualcuno di "buono" da pedinare. Perché alla fine il passaggio dalla teoria alla pratica si traduce sempre nello stesso concetto: garantire a chi vuole divertirsi il diritto di farlo in sicurezza. Si parte attorno a mezzanotte, l’ora dei borseggiatori, e si finisce alle 6, l’alba dei rapinatori: in mezzo ci stanno un’infinità di messaggi su Whatsapp, carte d’identità e permessi di soggiorno da verificare (anche con il software per il riconoscimento facciale), gruppetti da seguire e fermare, inviti ai vigilantes a tenere gli occhi aperti.

Un imponente lavoro che a fine turno si tradurrà in questi numeri: 78 persone controllate, di cui 15 accompagnate in via Fatebenefratelli per identificazione. Statistiche che fanno meno rumore dei dati sulla criminalità cittadini (in calo costante), anche perché, si sa, far sì che una cosa non accada costa la medesima fatica (forse pure di più) che si fa per trovare l’autore di un reato. Tra le 4 e le 5, arriva il momento più complicato da gestire: l’alcol fa da miccia, ed ecco due ventenni che, per un "fraintendimento", si sono presi a testate in pista, ferendosi rispettivamente alla fronte e al naso. "Fatemi entrare, fatemi entrare", urla indemoniato un uomo sulla trentina con la chioma ossigenata.

Dice che gli hanno rubato tutto, la moglie non riesce a placarne la rabbia, insulta gli addetti alla sicurezza con tutta la voce che ha in corpo. Intanto, centinaia di persone si sono riversate in strada in un amen: la musica è finita, loro non hanno intenzione di andarsene. A monitorare il disordinato deflusso, tra fuoriserie posteggiate a incastro e adolescenti che si attardano per l’ultima sigaretta, c’è un mezzo del Reparto mobile. Finita? No, perché alle 5.30 la scena se la prende un diciassettenne: ha un giubbotto in mano e scappa verso via Capelli, inseguito da altri tre. Sta correndo ad ampie falcate e a sua insaputa verso il premio di ladro più sfortunato dell’anno: finisce in braccio agli agenti, che lo arrestano. Un’altra notte è passata.

 

 

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