Bus sequestrato e incendiato, Sy: "Non volevo la morte di nessuno"

Il dirottatore del bus di ragazzini in aula ha spiegato che puntava al gesto eclatante: chiesta la perizia psichiatrica

Ousseynou Sy

Ousseynou Sy

Crema, 4 febbraio 2020 - Era capace di intendere e volere al momento della tenta strage oppure aveva un vizio parziale di mente? Ousseynou Sy, il 47enne accusato di avere sequestrato, dirottato e incendiato un bus con oltre 50 ragazzini della scuola Vailati di Crema, due insegnanti e una bidella, lo scorso 20 marzo a San Donato Milanese sarà sottoposto a una perizia psichiatrica. Sarà il responso medico a sciogliere il dubbio sulla reale intenzione di mettere in atto un progetto di strage che a tratti pare lucido e a tratti delirante. Ieri in Assise a Milano era il giorno della deposizione di Sy, l’uomo, in giacca e cravatta, s’era preparato un discorso scritto, ma poi ha dato risposte confuse e contradditorie al pm. "Volevo essere arrestato perché la mia storia facesse il giro del mondo". Il suo piano era arrivare col bus a Milano, "o comunque oltre l’Adda", per far sì che il tribunale competente per il suo caso fosse Milano.

«Volevo venire in uno dei tribunali più grandi al mondo per raccontare l’orrore che sta accadendo davanti ai nostri occhi, la situazione dei migranti morti nel Mediterraneo". Come ha sottolineato il pubblico ministero Luca Poniz, titolare dell’ indagine, al contrario l’uomo, in varie occasioni e nel corso dell’interrogatorio avvenuto dopo il fatto, ha sostenuto di volere arrivare col pullman all’aeroporto di Linate. "Per fortuna non si è fatto male nessuno, era quello che volevo. Io non ho ucciso nessuno e non ho messo in conto che l’autobus poteva prendere fuoco. L’incendio è avvenuto perché l’auto dei carabinieri mi ha tagliato la strada e c’è stato uno scontro", ha spiega Sy incalzato dal rappresentante dell’accusa Luca Poniz. L’imputato ha raccontato che il suo piano, elaborato dopo "il decreto Salvini bis" era "solo un gesto dimostrativo di protesta per i migranti morti, altrimenti sarei stato più attento. Invece alcuni ragazzini hanno tenuto con sé il cellulare e non tutti erano legati".

E ancora : "Quando una persona sequestra un pullman il mondo si ferma. Ecco perché avevo preso la benzina e l’accendigas: erano un deterrente, per non essere ucciso dalle forze dell’ ordine, ma l’accendigas non funzionava". E aggiunge: "La pistola non l’ho mai avuta, nemmeno una pistola giocattolo, avevo una fondina per tenere un coltello". L’uomo poi ha ricostruito quando ha fatto salire gli studenti, dopo aver cosparso il pavimento dell’autobus di benzina, e ha bloccato le due porte con una catena da bici. "Ho tirato fuori il coltello e ho detto mi spiace, oggi andiamo a fare un viaggio non vi succederà niente: è solo un gesto di protesta, non vi succederà niente. Sto facendo una cosa per l’Africa vi dovrò usare, mi spiace". Si torna in aula il 10 febbraio.  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro