Cyberbullismo, l'allarme: "Aggrediti più volte sul web? Il 60% può pensare al suicidio"

Come smontare un bullo? Incanalare la sua rabbia. Il divieto: non postare foto di cui ci si potrebbe pentire e non far girare scatti personali o foto intime di altre persone

Bullismo e cyber bullismo sono all'ordine del giorno

Bullismo e cyber bullismo sono all'ordine del giorno

Milano, 19 gennaio 2017 - «Ormai registriamo fra gli under 18 un atto di cyber bullismo al giorno. Non solo nelle scuole, ma anche fuori, nelle piazze, durante la palestra, nei negozi, nella pausa pranzo e nell’arco della giornata». A lanciare l’allarme è Luca Bernardo, a capo dell’unico centro contro i bulli in Italia.

«Mentre prima il bullismo classico era legato a uno spazio temporale preciso, nella versione cibernetica non ha confini ed orari, è costante. Quindi la foto, il commento negativo, la delazione, l’insulto, viaggia in rete nelle 24 ore», insiste Bernardo. E i dati sono impietosi. In Lombardia nel 2016 sono stati registrati 1.200 nuovi casi di bullismo di cui 800 nell’ambito della sicurezza in rete, cyber bullismo, sex testing, con invio di messaggi sessualmente espliciti.

Una modalità che spesso viene adottata, dopo una delusione d’amore, per ripicca dopo la fine di una grande amicizia. Ma i danni sono enormi. E i ragazzi devono prenderne coscienza. Troppi suicidi di adolescenti hanno funestato il Belpaese, da Carolina Picchio ad Andrea Spezzacatena, il ragazzo dei “pantaloni rosa”, accusato e denigrato dai compagni solo perché amava indossare quel colore e «quindi ritenuto omosessuale». E il tentato suicidio di una sedicenne a Pordenone che si è salvata grazie a una tapparella, ed è viva dopo mesi trascorsi in rianimazione. Preoccupano le idee suicidarie di tanti ragazzi, «quasi il 60 per cento di quelli che vengono costantemente aggrediti sulla Rete può pensare al suicidio», afferma ancora Bernardo. Ecco che, come incita Marco Bussetti, dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, durante l’evento del Miur di premiazione dei ragazzi, «voi siete i primi ambasciatori contro il bullismo».

Appello raccolto e rinforzato anche dal Comandante provinciale dei Carabinieri di Milano, Giuseppe Canio La Gala, che in divisa, circondato dai suoi collabatori, sollecita: «Studiate non soltanto per la scuola ma per la vita. Siamo impegnati per promuovere il rispetto delle norme e la cultura della legalità nelle scuole. Questa uniforme vi è amica, pronta ad aiutarvi e non a punire». E i consigli per non cadere nella «Rete» usando solo la tecnologia che ci migliora la vita, sono di buon senso e quasi logici, se non fosse che a maneggiare i social ci sono dei giovanissimi. «Ragazzi non postate foto delle quali potreste un giorno pentirvi». «Non fate girare scatti personali o di altri, in pose intime, è reato». Quanti lo fanno su Facebook, Whatsapp o Instagram che è poi il social più usato (a giudicare dagli studenti che hanno alzato la mano) dopo una storia andata male? E il bullo come lo smonto? «Il bullo leader che non ha empatia con la vittima è molto aggressivo e quindi la prima cosa che si deve fare è incanalare la sua rabbia. Proviene da una famiglia, da un ambiente nel quale la violenza psicologica e verbale sono all’ordine del giorno». La cosa più bella? Che il bullo, dopo la cura, ne parli nella sua stessa scuola. Può succedere. Se crediamo tutti insieme di potercela fare. «Facendo squadra e parlando il più possibile di quanto accade - dice ancora Bernardo - . Uno degli istruttori della palestra di autostima e autodifesa era uno di questi bulli, estremamente aggressivo, che amava picchiare i compagni. Oggi è uno dei "guerrieri di luce" nella lotta contro il bullismo».

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