Esplosione via Brioschi, "Pellicanò potrebbe ancora far male alle figlie"

Le motivazioni dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere: "È un uomo pericoloso, incapace di contenere la rabbia"

BRIOSCHI1_14922328_104121

BRIOSCHI1_14922328_104121

Milano, 5 luglio 2016 - Giuseppe Pellicanò potrebbe far male alle sue due figlie ma soprattutto al suo "rivale", l'uomo che la sua compagna, Micaela Masella, voleva sposare. È soprattutto per questo che il gip di Milano ha disposto il carcere preventivo per il presunto responsabile della fuga di gas che la mattina di domenica 12 giugno ha provocato l'esplosione della palazzina di Via Brioschi uccidendo la moglie e altri due inquilini, Riccardo Maglianesi e Chiara Magnamassa, e ferendo gravemente le due piccole figlie. 

Il gip, nelle 17 pagine dell'ordinanza, in prima battuta mette in rilievo il pericolo di inquinamento probatorio, spiegando che Pellicanò «se lasciato libero, potrebbe fare visita alle proprie figlie» e «condizionare le dichiarazioni in merito ai rapporti tra i genitori e agli eventi accaduti». Sottolinea poi «l'incapacità» da lui «dimostrata» di «contenere la propria rabbia e i propri impulsi» che potrebbe indirizzare ancora contro le due bambine, «non potendosi condividere - scrive il gip - la tesi difensiva che la già realizzata distruzione della sua famiglia (...) abbia sostanzialmente neutralizzato la sua rabbia».

Il giudice, tra l'altro, sostiene che «è ragionevole identificare» in Pellicanò l'autore di due atti vandalici compiuti contro il nuovo compagno della donna qualche giorno prima della strage: «il danneggiamento della etichetta del citofono della futura abitazione sua e di Micaela Masella» e il «danneggiamento e l'imbrattamento, con scritte ingiuriose e disegni osceni» della sua macchina. Nell'ordinanza vengono citate anche alcune dichiarazioni spontanee rese dall'uomo alla polizia, subito dopo la dimissione dall'ospedale e prima di finire in carcere, nelle quali aveva raccontato di aver «aperto il gas» quella notte tra l'11 e il 12 giugno, avendo «la sensazione che mi fosse arrivato qualcosa dall'alto che mi diceva che avrei potuto risolvere tutto; mi sentivo un sorriso ebete in viso e mi è passato per la testa che aprire il gas sarebbe stata la soluzione».

Nell'interrogatorio davanti al gip, poi, nel quale ha parlato di una sorta di «amnesia» dovuta agli psicofarmaci assunti (insieme ai sonniferi «avevo preso anche lo Xanax» ), ha precisato, però, che «non intendevo dire che ho sentito una voce che mi dava indicazioni, ma volevo solo fare riferimento al mio stato euforico». Dopo l'ammissione sul tubo del gas «svitato», tuttavia, in altri passaggi del verbale Pellicanò ha ripetuto di non aver «mai pensato di risolvere i nostri problemi uccidendo lei e le bambine», attribuendo, in sostanza, la sua azione allo stato «euforico» causato dagli psicofarmaci.

Intanto, proprio in vista di una consulenza di parte, la difesa (che potrebbe chiedere una perizia psichiatrica) del pubblicitario ha chiesto al gip che uno psichiatra potesse accedere a San Vittore per visitarlo. Istanza, allo stato, respinta perché formulata in maniera troppo ampia, senza indicare in quali giorni. E mentre la Procura si appresta a dissequestrare ciò che rimane della palazzina esplosa, la Procura minorile, come di solito capita in casi del genere, dovrebbe aver chiesto l'affidamento delle bimbe al Comune con collocamento presso i nonni. Sull'istanza, a breve, deciderà il Tribunale per i minorenni. 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro