Boys San e Curva Nord Inter: mezzo secolo (e più) di storia ultras a Milano e in Italia

Le origini come Furie Nerazzurre, il cambio di nome, il patto di non belligeranza con i cugini rossoneri, le coreografie, le rivalità e gli scontri: la vicenda tumultuosa del gruppo leader della tifoseria del Biscione

La coreografia per festeggiare i 50 di Curva Nord

La coreografia per festeggiare i 50 di Curva Nord

Cinquantatré anni di storia del tifo a Milano e in Italia. I Boys San sono da sempre il gruppo più rappresentativo della Curva Nord nerazzurra, il cui direttivo proprio oggi ha annunciato una "rivoluzione", con la riunione di tutte le sigle dietro un unico striscione. Il primo a debuttare - eccetto alcune esperienze pionieristiche - e quello che più ha resistito in mezzo secolo tempestoso per la storia del movimento ultrà, dagli albori al periodo d'oro fra anni '80 e '90 fino all'era attuale, che dai primi 2000 ha portato a un profondo ricambio generazionale, con l'addio a sigle e nomi che restano scolpiti nella memoria di chi ha frequentato le gradinate degli stadi italiani.

Le origini

I gruppi organizzati nerazzurri nascono sulla spinta del leggendario allenatore nerazzurro Helenio Herrera. Da sempre attentissimo a ogni aspetto riguardante la vita del club, il tecnico argentino fu decisivo nell'ispirare la nascita di alcune formazioni decise a introdurre una formula più calda di tifo, fra le prime semplici coreografie, slogan e cori scanditi ad alta voce e, soprattutto, l'impegno a seguire l'Inter anche in trasferta. Nascono Moschettieri e Aficionados. Di seguito nel 1969 alcuni ragazzi abbandonano l'Inter Club Fossati e fondano i Boys. Fra loro ci sono Vittorio Boiocchi, storico esponente della tifoseria interista assassinato nelle scorse settimane, e Gilberto Cavallini, la cui vita prenderà ben presto una piega ben diversa, con l'ingresso nei Nar, organizzazione terroristica di estrema destra. E' il 1969 - da qui il nome CN 69 che oggi identifica la curva nel suo insieme ma anche le sue iniziative extra stadio, a partire da una linea di abbigliamento e accessori - e a quell'epoca nel panorama ultras italiano sono attivi solamente la Fossa dei Leoni milanista (1968) e gli Ultras Tito doriani (stagione 1968-1969).

Il nome Boys - il primo in inglese utilizzato da un gruppo organizzato - viene adottato in "omaggio" a  "Boy", un ragazzino dispettoso protagonista di un fumetto pubblicato nel giornale dell'Inter. Inizialmente il nome completo è Boys Le Furie Nerazzurre. E' questa la dicitura che appare sul primo striscione, al debutto in un match casalingo contro la Lazio a marzo 1970. Sulle prime i Boys trovano posto nei vecchi popolari di San Siro, sul rettilineo, l'attuale secondo anello arancione. A pochi metri di distanza, nel corso delle gare casalinghe del Milan, si sistema la Fossa dei Leoni. E' così che durante i derby i due gruppi sono separati da qualche manciata di seggiolini (i Boys si trovano più vicini all'attuale Curva Nord, i rivali rossoneri sono spostati verso quella che oggi è la Sud), dettaglio che contribuisce a riscaldare l'ambiente delle stracittadine.

Gli anni Settanta

I Boys negli anni '70: nello striscione la dicitura "Le furie nerazzurre" (da FB CN 69)
I Boys negli anni '70: nello striscione la dicitura "Le furie nerazzurre" (da FB CN 69)

Negli anni Settanta i Boys crescono di numero e si affermano ben presto come una delle tifoserie leader nel panorama ultras italiano. Cercano di seguire la squadra nel maggior numero di occasioni possibili, spingendosi in trasferta fino a Roma, Milano e Bari. Nel 1972 gli ultras nerazzurri affrontano il viaggio a Rotterdam per la finale di Coppa dei Campioni persa contro l'Ajax di Crujiff: non mancano scambi di vedute con i tifosi olandesi e le forze dell'ordine. In questo decennio nascono le prima rivalità. Le più calde sono quelle con juventini, torinisti, atalantini, genoani, bolognesi e doriani (con i quali poi nascerà un rapporto di amicizia, anche in contrapposizione all'asse Genoa-Milan, che però si romperà nel 1992).

L'astio più forte, però, è con i cugini rossoneri. Nei derby non mancano scontri anche cruenti, fino alla pagina nera del Mundialito del 1981, quando un giovane interista muore in ospedale un paio di mesi dopo dopo essere rimasto ferito nel corso degli incidenti. Da quell'episodio due anni dopo, nel 1983, nasce il patto di non belligeranza fra gli ultras delle squadre milanesi, intesa che regge ancora oggi. Nel 1979, oltre al definitivo trasferimento in Curva Nord, c'è anche il cambio di nome. I Boys diventano Boys San. San è una sigla che sta per Squadre d'azione nerazzurre, sul modello delle Sam, le Squadre d'azione Mussolini, gruppo terrorista nato nel dopoguerra e fondato da ex militanti nella Repubblica Sociale Italiana. E' da questo momento che la Curva Nord nerazzurra viene avvicinata all'estrema destra, in contrapposizione alla Sud milanista - Fossa e Brigate soprattutto - più connotata a sinistra. La realtà, seppure è vero che i supporter interisti hanno spesso adottato parole d'ordine e slogan legati al composito universo neofascista italiano, è più complicata e nella Nord convivono diverse anime politiche ma anche legate alle sottoculture giovanili dell'epoca, unite dalla comune fede nerazzurra.

Gli anni '80

Una foto della Curva Nord risalente agli anni '80 (pagina ufficiale CN 69)
Una foto della Curva Nord risalente agli anni '80 (pagina ufficiale CN 69)

Gli anni '80, per i Boys San così come per tutto il movimento ultras italiano, sono il momento di massimo fulgore. Anche nelle trasferte si raggiungono numeri importanti. Nelle fila nerazzurre emergono nuovi leader, in primis Franco Caravita, Tony il Duca, Marco Pisu e Mauro Russo. In Curva Nord, stante il ruolo da pivot occupato dai Boys, dettaglio che si riflette anche nella collocazione centrale dello striscione, si fanno strada altri gruppi. "Sparisce" il Potere Nerazzurro e si affermano gli UItras (inizialmente Forever Ultras, nati nel 1975), i Viking (1984) e soprattutto i turbolenti Skins, nati nel 1986 per opera del carismatico Paolo Coliva (l'Armiere). La loro esperienza è breve e tumultuosa. Legati decisamente all'estrema destra (nello striscione fa la sua comparsa l'ascia bipenne di Ordine Nuovo) si distinguono per compattezza ma anche per una decisa inclinazione agli scontri e alla provocazione. Restano comunque un gruppo che ha segnato una pagina importante nella storia del movimento ultras italiano, fino allo scioglimento nella stagione 90/91.

Procedono nella loro corsa, invece, i Boys, che stringono amicizie con le famigerate Brigate Gialloblù dell'Hellas Verona (gemellaggio tenuto a battesimo nel 1985 dopo una fase di iniziale tensione e rotto nel 2001) e quello ancora saldo con la Nord laziale. Dal punto di vista coreografico nel 1985 arriva il primo bandierone copricurva, seguito da uno striscione in tela cerata - fra i primi in Italia - che ha resistito fino alla rivoluzione annunciata oggi. Nel 1988 negli scontri fra esponenti della curva interista e supporter ascolani, il giovane tifoso marchigiano Nazzareno Filippini viene aggredito e colpito alla testa: morirà una settimana dopo in ospedale ad Ancona.

I giorni nostri

Negli anni successivi, in un panorama ultrà tricolore attraversato da rivolgimenti e crisi, i Boys San restano al comando della curva nerazzurra, punto di riferimento imprescindibile per i tifosi interisti che vogliano vivere l'esperienza allo stadio in prima linea. Si cementano amicizie anche fuori dai confini italiani, con  i supporter del Valencia e quelli del Nizza (ironia della sorte, il club della Costa Azzurra indossa una maglia con i colori rossoneri). In Italia resta fortissimo il rapporto con i tifosi della Lazio, anche dopo l'addio agli Irriducibili biancoazzurri nel 2020. I Boys festeggiano i 40 anni e successivamente il mezzo secolo di vita. Nel 2010, grazie anche al triplete centrato dall'Inter di Mourinho, nuove leve si avvicinano al gruppo e a tutta la Curva Nord.

Si ricordano la coreografia per i 40 anni dalla fondazione (contro la Sampdoria), alcuni spettacoli organizzati in occasione dei derby e l'allestimento dedicato all'Armiere a 20 anni dalla sua morte. Scontri e incidenti, come in tutta Italia, si fanno più rari, anche se si inasprisce la rivalità con gli juventini, dati anche i fatti di Calciopoli. Nel 2018, nella zona di via Novara, lontano da San Siro, mentre gli ultras nerazzurri attendono in una sorta di agguato i tifosi del Napoli in arrivo per il posticipo di Santo Stefano, viene travolto e ucciso Daniele Dede Belardinelli, ultrà del Varese molto legato ai vertici della Nord nerazzurra. A fine ottobre di quest'anno, invece, viene assassinato a colpi di pistola Vittorio Boiocchi, fondatore dei Boys. Lo "zio", lunga storia criminale extra calcio alle spalle, viene colpito vicino a casa, di ritorno dal Baretto di San Siro, dove è rimasto fino a poco prima dall'inizio di Inter-Sampdoria. Durante quella partita è polemica per lo svuotamento della Nord, imposto anche con metodi bruschi da alcuni ultras. C'è anche quest'ultimo fatto, forse, dietro la riorganizzazione della storica tanta del tifo nerazzurro.

 

 

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