Ripulito il boschetto di Rogoredo. E i pusher si spostano

Quasi azzerato il viavai di tossicodipendenti nella zona. La migrazione verso le Groane e le consegne su chiamata

Nell’area verde di via Sant’Arialdo sono tornati lungo i sentieri gli amatori della bici

Nell’area verde di via Sant’Arialdo sono tornati lungo i sentieri gli amatori della bici

Milano, 30 ottobre 2019 - 14 novembre 2016 , otto del mattino. Un’ottantina di carabinieri fa ingresso nel boschetto di Rogoredo dal lato di via Sant’Arialdo, scatta il fuggi fuggi di pusher e tossicodipendenti. È l’inizio della battaglia contro l’eroina e contro chi ha trasformato, a lungo nella colpevole indifferenza generale, un pezzo di periferia in una roccaforte dello smercio di droga a cielo aperto: un elicottero controlla la zona dall’alto, le ruspe dell’Amsa spazzano via staccionate e baracche e arano il terreno impregnato di siringhe, fazzoletti sporchi di sangue e rifiuti di ogni genere. Tre anni dopo, lo scenario è completamente cambiato: la collinetta fortino degli spacciatori si è trasformata in una salitella nemmeno troppo ardua da scalare per gli amatori della mountain bike; e i residenti si sono finalmente riappropriati del parco per fare jogging o passeggiare tra gli alberi.

Chi conosce a fondo quel territorio e si è battuto giorno dopo giorno per liberarlo dalla criminalità – dai militari della stazione Rogoredo guidati dal maresciallo Giuseppe Palumbo ai poliziotti del commissariato Mecenate coordinati dal primo dirigente Giuseppe Schettino – sanno benissimo che è ancora presto per abbassare la guardia. Tuttavia, il ridottissimo numero di presenze – molti sono eroinomani che ormai vivono stabilmente nei pressi della stazione ferroviaria, una trentina in tutto – e il viavai azzerato tra via Cassinis e via Orwell lascia pensare che la pressione costante delle forze dell’ordine abbia costretto i pusher a spostarsi altrove e a loro volta i clienti a seguirli per rifornirsi di «nera» a buon mercato. Il cambio di passo decisivo è arrivato all’inizio del 2019, quando il prefetto Renato Saccone, che sin dal suo insediamento si è battuto per risolvere una volta per tutte l’emergenza boschetto, ha lanciato il progetto «L’unione fa la forza», fondato su tre capisaldi: repressione dello smercio di stupefacenti affidata a rotazione a carabinieri, polizia e Guardia di finanza (di recente la Polfer ha assestato un colpo quasi da ko con lo smantellamento di un deposito da 6 chili di «nera» e il successivo disboscamento degli arbusti-imbosco), assistenza sanitaria sotto il coordinamento dell’Ats (centinaia i giovani “avvicinati“ in vista di un possibile percorso di disintossicazione) e riqualificazione dell’area in collaborazione con Comune e Italia Nostra.

Certo , la domanda di droga non è scomparsa, e di conseguenza gli spacciatori stanno cercando di riorganizzarsi. Alcuni hanno messo in campo offerte “promozionali“, se così vogliamo definirle, garantendo un po’ di droga gratis a chi porta altri consumatori. Altri, invece, hanno semplicemente traslocato: nuove mini-piazze si stanno formando nel primo hinterland sud, da San Donato a Melegnano, o verso la porzione di Parco delle Groane in territorio di Garbagnate Milanese. Altri ancora hanno rispolverato il vecchio metodo dell’ordinazione su chiamata: l’eroinomane telefona al pusher per concordare l’acquisto e stabilire un posto per la consegna. Lontano da Rogoredo, però.

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