Blitz al consolato russo: denunciati due anarchici

Esponenti del Comitato abitanti Barona, sono stati identificati dalla Digos con le telecamere

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Gli specialisti della Digos che si occupano quotidianamente dell’area autonoma li hanno riconosciuti subito: appena hanno visto quelle due sagome comparire in un filmato registrato da una telecamera di sorveglianza, le hanno quasi istantaneamente associate ad altrettanti anarchici, rispettivamente di 25 e 26 anni e con diversi precedenti alle spalle, che fanno parte del "Comitato autonomo abitanti Barona". Così, nel giro di quattro giorni, gli investigatori di via Fatebenefratelli sono riusciti a dare un nome agli uomini che nella notte tra il 10 e l’11 luglio hanno scavalcato due recinzioni per arrivare nella sede del consolato russo di via Sant’Aquilino, a due passi da piazzale Segesta.

All’alba di ieri, sono scattate le perquisizioni: i poliziotti hanno trovato gli indumenti che i due indossavano durante il blitz; poi gli anarchici sono stati portati in Questura e rilasciati a metà mattinata con una denuncia a piede libero per violazione di domicilio in concorso, nonostante sul profilo Facebook del Comitato Barona gli altri militanti abbiano parlato di "stato di fermo da ore". "Basta repressione! La guerra a chi la crea, non a chi la vuole scacciare!", la rivendicazione finale nel post, anche se non è detto che gli altri sapessero dell’incursione dei "compagni". L’allerta è scattata alle 3 di lunedì scorso, quando i due, dopo aver superato due cortili, hanno valicato il perimetro del consolato, facendo immediatamente suonare l’allarme.

A quel punto, sono intervenuti sia gli uomini della vigilanza interna che i militari dell’Esercito in presidio fisso, che hanno pure segnalato l’accaduto al 112. All’inizio, gli agenti della Digos hanno valutato tutte le ipotesi, compresa quella di due ladri d’appartamento particolarmente sbadati, anche se il fatto che avessero oltrepassato due recinzioni e non una sola ha portato a escludere la pista. Visto il contesto, si è fatta quindi strada l’idea dell’atto dimostrativo (non si sa se anti-Russia o meno), interrotto dalla sirena. Da lì alla soluzione del caso, il passo è stato breve: è bastato che gli investigatori della Digos che seguono le aree autonoma e antagonista dessero un’occhiata alle immagini per riconoscere i fuggitivi.

Nicola Palma

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