Bimbo ucciso, il padre scarica sulla madre: "Lo ha finito lei"

Difesa choc dell’uomo accusato di aver massacrato il figlio di appena due anni: "L’ho morsicato, ma poco"

Alija Hrustic deve rispondere delle sevizie e dell’omicidio del figlioletto di due anni

Alija Hrustic deve rispondere delle sevizie e dell’omicidio del figlioletto di due anni

Milano, 14 aprile 2021 - Una saga degli orrori questo processo per la morte di un bimbo ucciso, secondo l’accusa, da suo padre. "Io l’ho picchiato ma non forte, l’ho morsicato ma non forte", ha detto l’uomo ieri davanti alla Corte d’assise buttando la colpa sulla madre del piccolo. "Mi sono preso la colpa per lei, che quella notte lo ha picchiato e gli ha dato un pugno sull’occhio e gli ha spento le sigarette sul corpo". Il 26enne Alija Hrustic è imputato per l’omicidio del suo bambino di appena due anni, nel maggio 2019 in via Ricciarelli. La donna, che era presente in aula e che ha pianto più volte durante l’esame del marito, è parte civile nel processo. Stando all’indagine del pm Giovanna Cavelleri, infatti, sarebbe stata anche lei vittima dei gravi maltrattamenti dell’uomo, che risponde di omicidio volontario e tortura aggravati. "La madre di mio figlio lo picchiava da mattina a sera", ha aggiunto Hrustic, rispondendo alle domande del pm Cavalleri che gli ha chiesto come il bambino si fosse procurato diverse piccole ustioni sul corpo e le oltre 51 lesioni accertate dall’autopsia. L’imputato, assistito dall’avvocato Giuseppe De Lalla, ha anche affermato che il bimbo, che aveva i piedi fasciati con delle bende quando è stato ritrovato senza vita, "se li era bruciati mentre giocava con le sorelline, con una piastra che c’era in casa". Inoltre ha spiegato di avere fumato hashish quella sera e di essere stato in preda "alle paranoie". Ha aggiunto: "Il mio cervello mi diceva di picchiarlo, ma a me non andava di fargli tanto male, così l’ho colpito sulle braccia, sulle spalle e sulle gambe ma sulla faccia no". "Ho perso mio figlio, e questo - ha concluso - è un peso che mi porto sulle spalle da un anno e 11 mesi". In una delle scorse udienze era stata sentita anche la moglie dell’uomo, che aveva spiegato di essersi svegliata nel cuore della notte, la sera del delitto, e di avere visto il marito tirare un calcio sullo sterno del suo bambino. Aveva aggiunto di avere provato a fermarlo, anche se a quel punto sarebbe stato troppo tardi perché il piccolo non si muoveva più. Fu un massacro quello del bimbo, descritto a suo tempo dai medici legali in un’udienza del processo a porte chiuse. A parte i segni delle torture (più che percosse) sul corpicino, a determinarne la fine fu una frattura cranica compatibile con un colpo molto forte inferto con un oggetto o con un pugno

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro