Milano, il bimbo piangeva per i piedi bruciati. Così il padre lo ha ucciso

La fredda confessione delll'uomo che ha massacrato il figlioletto di due anni svela scene di orrore

La polizia fuori dallo stabile teatro della tragedia

La polizia fuori dallo stabile teatro della tragedia

Milano, 24 maggio 2019 - «Quando sono tornato a casa ho provato a dormire, ma non riuscivo perché lui si lamentava continuamente, allora mi sono alzato e gli ho dato dei pugni, forse anche dei calci... Sì ho visto che rantolava, non respirava... poi sono uscito, ma non pensavo che stava morendo, sono uscito in macchina e poi dopo... ho chiamato i soccorsi». Aljica Hrustic, 25 anni, di origini croate, arrestato per avere ucciso suo figlio Mehmed di 2 anni e 5 mesi, ha confessato così l’omicidio anche davanti al pm Giovanna Cavalleri, dopo averlo fatto, due giorni fa, davanti agli investigatori della squadra mobile.

Lucidissimo, per nulla empatico, quasi come fossero fatti che lo riguardano sì, ma fino a un certo punto. E il calvario di quel piccolo bambino è difficile anche solo da immaginare, se non per un dettaglio sulle violenze che il padre gli riservava, solo a lui, tra i quattro bimbi che aveva. Un dettaglio che toglie il fiato, perché non è da ascrivere solo ai maltrattamenti, ma addirittura alle torture: il piccolo Mehmed quella notte si lamentava perché il padre gli aveva bruciato i piedini con l’accendino. Quando i soccorsi sono entrati, all’alba, nell’appartamento occupato in via Ricciarelli 22, il piccolo era steso sul letto, pieno di lividi, aveva i piedi fasciati. «Venite, c’è un bambino che fatica a respirare», la telefonata del padre, ma il piccolo era già morto, forse da due ore. In un primo momento gli investigatori avevano pensato che i piedi fossero stati legati per non consentirgli di camminare, per tenerlo fermo, a letto, invece le garze le aveva messe la madre con l’intenzione, forse di medicare, o di coprire le scottature.

Questo il motivo dei lamenti del piccolo che hanno fatto innervosire il padre, al punto da scatenare la furia, lucida e bestiale. Il resto è dinamica contenuta nei freddi verbali della polizia. Come è stato ricostruito nelle indagini della Squadra mobile, l’uomo è fuggito poco dopo il delitto, avvenuto intorno alle 3 del mattino nell’appartamento popolare in cui vive con la moglie Silvija Zahirovic, 23 anni, rom croata e incinta del quinto figlio. La donna, che era sotto choc di fianco al cadavere del piccolo quando è arrivata la polizia, ha indicato il marito come responsabile dell’omicidio. Il pm ha chiesto la convalida del fermo di Hrustic e il gip Valerio Natale deciderà sulla misura cautelare in carcere, dopo l’interrogatorio. Nelle prossime ore verrà disposta l’autopsia sul corpo del piccolo, che chiarirà da quanto tempo Mehmed subisse torture e quali altri tipi di violenza sia stato costretto a sopportare considerando che sul suo corpo c’erano lividi ovunque. Hrustic è stato fermato al Giambellino. Aveva con sé le due figlie che hanno rispettivamente 3 anni e poco più di un anno, mentre un altro figlio, il maggiore, vive da tempo in Croazia. In Questura l’uomo ha anche ammesso di avere fatto uso di droga prima di colpire a morte.

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