Trasporto pubblico: biglietto unico e rincari, si parte ad aprile con Monza

Granelli ufficializza la decisione. "I ricorsi? La nostra scelta è motivata tecnicamentee in linea con la legge regionale"

Stazione metropolitana a Milano

Stazione metropolitana a Milano

Milano, 31 gennaio 2019 - «Crediamo sia possibile partire ad aprile». Lo dice chiaramente Marco Granelli, assessore comunale alla Mobilità, a proposito di quel piano che prevede, in un tempo solo, l’aumento del biglietto Atm da 1,5 a 2 euro e l’integrazione tariffaria tra Milano e la grande area metropolitana che si estende fino a Monza e alla Brianza. Parole proferite ieri a margine di una commissione comunale convocata proprio per discutere della riforma tariffaria. Quanto anticipato nei giorni scorsi, ora è ufficiale: il rincaro e il biglietto unico integrato diventeranno realtà già da aprile nonostante Regione Lombardia non sia disposta a concedere al Comune di Milano e all’Agenzia del trasporto pubblico della quale Palazzo Marino è socia al 50% la deroga formalmente necessaria per avviare la svolta. L’esecutivo capeggiato da Giuseppe Sala va avanti perché convinto di poter reggere l’urto con eventuali ricorsi legali.

Un passo alla volta, allora. Innanzitutto l’iter: l’atto istitutivo sarà firmato dall’“Agenzia di bacino del trasporto pubblico di Milano, Monza, Lodi e Pavia” ed è atteso per la metà di febbraio. Da allora si avrà un mese e mezzo per affinare tecnicamente e, chissà, forse anche politicamente, il provvedimento. Quindi le modalità. Nella prima fase l’integrazione riguarderà solo Milano, Monza e le relative province. Non il trasporto locale di Pavia, perché ha un affidamento in corso, e non, per motivi analoghi, il trasporto locale di Lodi. Fuori anche i treni regionali e, quindi, Trenord? Granelli non lo da per scontato, anzi secondo l’assessore la contrarierà della Regione (socia al 50% di Trenord attraverso FNM) non impedirà di estendere il biglietto integrato anche alle tratte ferroviarie che coprono e collegano le province di Milano e Monza. Da qui al tema ricorsi il passo è breve.

In sostanza Comune e Agenzia ritengono di poter procedere già da aprile anche senza l’avallo della Regione perché è proprio una legge regionale a prevedere l’obiettivo dell’integrazione tariffaria, a fissare al 2020 la scadenza per la sua realizzazione (scadenza non lontana) e ad individuare nelle Agenzie di bacino gli enti titolati a definire le tariffe. La stessa legge regionale prevede che per almeno 5 anni i nuovi titoli, quelli integrati, e i vecchi possano convivere. Infine la Giunta regionale ha già approvato una delibera-quadro per l’attuazione dell’integrazione benché, meglio sottolinearlo, in tale delibera non ci sia alcuna indicazione sull’entità delle tariffe.

Questa cornice di provvedimenti, secondo l’Agenzia e il Comune, può mettere al riparo da ricorsi. Si vedrà. Gianluca Comazzi, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, non ne è convinto e paventa ricorsi alla Corte di Conti: «L’aumento del biglietto serve al Comune per il proprio Bilancio, non è necessario per l’integrazione tariffaria. Ma se il Comune metterà a Bilancio i 55 milioni di euro in più derivanti dal rincaro ci saranno – avverte Comazzi in commissione – esposti alla Corte dei Conti perché per incassare davvero quei soldi serve l’assenso della Regione, che non c’è». Le parole di Granelli, ora: «L’Agenzia vuole andare avanti con la riforma, c’è un accordo politico e tecnico in questo senso. Noi dobbiamo dare una risposta ai milanesi che abitano in città, pari a 1,35 milioni, e ai milanesi che abitano nell’area metropolitana, 4 milioni di persone. Una risposta che renda sostenibile il trasporto pubblico, oggi gravato da un deficit di 141 milioni di euro che salirà a 171 milioni con le opere in corso. Questo deficit va coperto con risorse di chi utilizza occasionalmente il trasporto pubblico premiando i pendolari. Questa è la nostra scelta, motivata tecnicamente, in perfetta linea con la legge regionale del 2012 e col regolamento tariffario che è del 2014. Mi stupisce che la Terzi dica che si deve aspettare il 2020 per far risparmiare le famiglie, crediamo invece si possa partire ad aprile».

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