Milano, 'gonfia' il voto di maturità e vince il posto da bidello

Un giovane ha ottenuto l’incarico con un falso diploma col '100' ma dopo il controllo della scuola dovrà restituire due stipendi già intascati

L’aspirante Checco Zalone nel film "Quo vado?" è stato smascherato

L’aspirante Checco Zalone nel film "Quo vado?" è stato smascherato

Milano, 26 gennaio 2020 - Chissà, forse l’aveva sempre sognato quel bel 100 all’esame di maturità, il massimo dei voti. Così quando ha spedito il suo curriculum per un posto di collaboratore scolastico (con linguaggio antico potremmo dire bidello), quel 100 scritto con orgoglio nell’autocertificazione del titolo di studio brillava come una stella nel deserto (della concorrenza).

Tant’è che per A.C., 27enne di origini calabresi, l’aver conquistato l’agognato posto fisso in un istituto scolastico comprensivo di Milano, il Wilfredo Pareto, dev’essere stato il coronamento di un sogno, forse l’obiettivo di una vita un po’ come per il personaggio di un film di Checco Zalone. Ci si immagina che abbia fatto la valigia, abbia salutato commosso parenti e amici e sia finalmente approdato nella grande metropoli del nord.

Se è andata proprio così non lo sappiamo, è evidente però che i sogni muoiono all’alba. In realtà per il nostro bidello C. l’emozione si è prolungata addirittura per due mesi. Consentendogli così di vivere i memorabili momenti nei quali ha ricevuto la busta paga, i primi due stipendi di un percorso professionale che avrebbe potuto riservagli grandi soddisfazioni e che invece si è interrotto sul nascere.

Sì, perché il risveglio di C. è risultato particolarmente amaro. Forse aveva sempre desiderato quel bel 100 da ottenere all’esame di maturità, il problema è che per quanto si fosse impegnato nell’impresa, il massimo che era riuscito ad ottenere era stato un non certo disprezzabile 75. Bel voto, ma molto meno efficace di quello attestato da C. nell’autocertificazione.

Chissà. Forse al momento di sottoscrivere quel foglio di carta qualche dubbio gli sarà pure venuto. Ma se è così, deve averlo certamente superato, magari contando sul fatto che difficilmente la dirigenza scolastica avrebbe avuto voglia e abbastanza tempo da perdere per accertare se quel giovane collaboratore potesse davvero aver imbrogliato sui termini della questione. Invece, proprio così è successo. Non è dato sapere se qualche concorrente “scavalcato” possa essersi lamentato con il preside. O se invece la scuola abbia agito nell’ambito di una verifica di routine. Fatto sta che una volta avviato il controllo, il trucco è stato scoperto in cinque minuti. Un finale non proprio glorioso per il protagonista di questa vicenda, che ora si ritrova indagato dalla Procura per false attestazioni a un pubblico ufficiale, dovrà restituire i soldi degli stipendi intascati e soprattutto dovrà spiegare ad amici e parenti, prima o poi, perché sia stato “licenziato” dopo appena due mesi...  

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