Milano, a caccia di bici cannibalizzate

Viaggio con gli specialisti di Amsa che rimuovono gli scheletri abbandonati

Gli addetti  del pronto intervento  di Amsa (Newpress)

Gli addetti del pronto intervento di Amsa (Newpress)

Milano, 7 ottobre 2019 - C'è una squadra speciale in Amsa che si dedica al recupero e allo smaltimento di un tipo particolare di rifiuti: quello delle bici ridotte a rottami che si trovano legate ai pali o alle rastrelliere un po’ ovunque. Noi abbiamo seguito il «nucleo di pronto intervento» della società del gruppo A2A una mattina, mentre era affaccendato alla rimozione di tre bici: due in periferia e una in centro. Dovremmo dire di quello che è rimasto di biciclette “cannibalizzate”: in via Padova i ladri che hanno fame di ricambi hanno asportato ruote e sella. Nell’elegante via Goldoni, zona Risorgimento, hanno “spolpato” integralmente il mezzo, ad eccezione di una ruota. Il servizio di “rimozione di biciclette abbandonate e fatiscenti dalla pubblica via” è in capo ad Amsa dal 2014 in seguito a un’ordinanza del Comune.

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L'abbandono in strada, pur essendo vietato dalle normative vigenti (è prevista una multa fra 300 e 3mila euro), è un fenomeno che interessa ubiquamente tutti i quartieri cittadini, con in testa i luoghi vicini alle stazioni. Ed è in crescita. Le due ruote rimosse da Amsa sono passate da 354 nel 2017 a 432 nel 2018 con un aumento 22%. Il contatore di quest’anno (al 30 settembre) segnala già 341 (+ 3% rispetto allo stesso periodo del 2018). In questo conteggio sono escluse le Ofo, la cui rimozione spetta alla sola polizia locale. Le due ruote per essere rimosse dalla strada devono avere precise caratteristiche: essere «palesemente abbandonate», «prive di parti indispensabili al funzionamento» oppure con «telaio deformato anche in parte». Tocca alla polizia locale la certificazione dell’abbandono. Sulla scorta anche delle segnalazioni ricevute dai cittadini, attraverso un’app di A2A, gli agenti attaccano uno speciale adesivo di colore giallo dove si informa che la bicicletta «visto il cattivo stato d’uso che la fa ritenere in stato d’abbandono è considerata elemento di degrado urbano e soggetta a procedura di rimozione». Il preavviso corrisponde a una sorta di sfratto. Il proprietario è invitato a rimuovere il mezzo «entro e non oltre 20 giorni». Se al termine del periodo nessuno si è preso la briga di spostarlo, l’abbandono è accertato.
Gli addetti  del pronto intervento  di Amsa
Gli addetti del pronto intervento di Amsa
«A questo  punto riceviamo un alert sul nostro sistema e i nostri uomini dei servizi speciali possono uscire per gli interventi di rimozione che si verificano su base settimanale», spiega Cristian Armari, capo turno dei servizi speciali di Amsa. «Gli operatori dedicati a questo e altri servizi speciali – una ventina in Amsa – hanno seguito corsi di sicurezza, soprattutto per l’uso del flessibile». Il primo recupero della giornata è in via Padova, angolo viale don Orione, all’altezza del Monumento ai caduti. Legata a un palo c’è una vecchia e gloriosa «Legnano» di cui è rimasto solo telaio, manubrio, catena e pedali. Gli operatori indossano uno speciale «grembiule» ignifugo, mascherina, occhiali di protezione e tappi auricolari per usare una lama rotante. La bici, liberata dalla catena tra mille scintille, finisce nel cassone dell’automezzo con cui raggiungiamo la successiva tappa in via Padova, angolo via Emo. Qui recuperiamo una bici da uomo nera, priva di una ruota. Succede di peggio in via Goldoni, vicino all’istituto comprensivo Pisacane-Poerio, dove «la bicicletta è stata vandalizzata al punto che è rimasto solo una ruota», afferma il capo turno che rivela: «Non è un caso isolato e neppure il più estremo. Qualche anno fa abbiamo recuperato un telaio appeso su un ramo, al parco Lambro». I «relitti» finiscono la loro vita nella ricicleria di via Olgettina, dove verranno smaltiti secondo le procedure.

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