Il boss Provenzano si aggrava: chiesta l'alimentazione forzata

L'avvocato: "Con l'alimentazione forzata si pone il problema etico". Si sono aggravate le condizioni di salute del boss mafioso Bernardo Provenzano, ricoverato al San Paolo e detenuto al 41 bis

Il boss Bernardo Provenzano (Ap)

Il boss Bernardo Provenzano (Ap)

Milano, 18 luglio 2014 - La salute del boss mafioso Bernardo Provenzano, ricoverato nell'ospedale San Paolo di Milano, è in peggioramento. I medici hanno chiesto al figlio Angelo, nominato dal giudice tutelare amministratore di sostegno del padre, incapace di intendere e di volere, di esprimere il consenso alla peg, una tecnica di alimentazione forzata. Da mesi il capomafia, detenuto al 41 bis, che non si alimenta spontaneamente, assume il cibo tramite un sondino naso-gastrico. Rimedio, per i sanitari, non piu' utilizzabile: da qui l'indicazione della peg, una tecnica di nutrizione enterale che prevede un vero intervento chirurgico. "Angelo Provenzano non puo' esprimere un consenso senza avere fatto esaminare da un suo medico di fiducia il diario clinico del padre - spiega l'avvocato del boss Rosalba Di Gregorio -. Abbiamo richiesto un mese fa la cartella ma il ministro non ha ancora autorizzato l'ospedale a darne copia all'amministratore". "Ora - aggiunge - per noi si pone il problema, che sconfina a questo punto nell'etico, di comprendere se dobbiamo considerare questo ulteriore intervento medico una forma di accanimento terapeutico".

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