Andrea Beretta, l’ultrà bandito da Milano: "Pestaggi e Daspo, è pericoloso"

Un anno e 6 mesi di sorveglianza speciale a uno dei leader della Nord: non potrà entrare in città. La difesa: "Ho fatto degli sbagli per tenere sotto controllo la curva"

Il raid al Cafè des Artistes di via Tesio prima del match Inter-Roma: c'era anche Beretta

Il raid al Cafè des Artistes di via Tesio prima del match Inter-Roma: c'era anche Beretta

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Non ci sarà ai funerali di Vittorio Boiocchi, il ras della Nord ucciso sabato da un killer che lo aspettava sotto casa. La sorveglianza speciale di un anno e 6 mesi affibbiata ieri dal Tribunale ad Andrea Beretta, esponente di primo piano della curva interista, gli impone infatti, tra i vari obblighi, "di non fare accesso e di non dimorare nel Comune di Milano". Il provvedimento della Sezione autonoma misure di prevenzione, firmato dal presidente Fabio Roia e dai giudici Veronica Tallarida e Maria Profeta, prende le mosse dalla proposta avanzata dalla Questura, che l’ha richiesta perché negli anni il quarantasettenne "ha manifestato una grave pericolosità sociale, rendendosi responsabile di numerosi reati".

L’ultimo episodio risale al 16 febbraio 2022, alla vigilia del match Inter-Liverpool. Quel pomeriggio, stando alle indagini della Digos, Beretta prese di mira un bagarino di 50 anni che stava vendendo foto di calciatori e altri articoli sportivi in zona Meazza: lo colpì con calci e pugni al grido di "Noi siamo della curva, qua i napoletani non li vogliamo" e gli strappò dalle mani lo spray medicinale che l’uomo utilizza per placare le crisi asmatiche ("Che mi interessa? Ti ammazziamo").

Indagato per lesioni e violenza privata aggravate dall’odio razziale, il 16 agosto Beretta si è visto recapitare un Daspo di 10 anni, con la prescrizione di presentarsi in commissariato tre volte in occasione delle partite in casa della Beneamata o in altri stadi della Lombardia (due ore prima, un’ora prima e 30 minuti dopo il fischio d’inizio) e una sola volta (30 minuti dopo l’inizio) per le trasferte fuori regione.

Nel decreto, è ricostruita l’intera carriera criminale del quarantasettenne, che gestisce un negozio d’abbigliamento a Pioltello: dalla prima denuncia per furto nel 2000 all’arresto nell’operazione antidroga "Mercato bis" del 2002, dal raid contro l’ex cognato nel 2014 a Cernusco sul Naviglio all’aggressione ai danni di un cinquantasettenne ghanese nel 2015, fino all’assalto al Cafè des Artistes di via Tesio prima di Inter-Roma del 26 febbraio 2017. All’elenco vanno aggiunte le violazioni ai Daspo: due nel 2019, due nel 2020 (lo stesso giorno, il 9 febbraio, prima nella Bergamasca e poi fuori dal Meazza), tre nel 2021.

In udienza , il capo ultrà (sentito nei giorni scorsi anche dagli investigatori della Mobile dopo l’omicidio di Boiocchi) ha ammesso "di aver fatto degli sbagli legati alle problematiche di gestione dei gruppi organizzati della Curva Nord", giustificandoli con la "necessità di tenere sotto controllo alcune situazioni". E il pestaggio? Beretta ha negato che i motivi della lite avessero "connotati discriminatori o razzisti" e rivendicato di aver difeso un ragazzo con fragilità psicologiche, preso di mira "da un gruppo di soggetti di origini campane impegnati nella vendita di gadget". La parziale ammissione dei fatti e il "ridimensionamento del quadro indiziario in relazione all’odiosa aggravante" ha portato i giudici a fissare il periodo di sorveglianza speciale a 18 mesi (come chiesto dal pm), invece dei 36 inizialmente proposti dalla Questura. Inoltre, hanno ritenuto di applicare il divieto di soggiorno di Milano e non l’obbligo di soggiorno a Pioltello, che avrebbe inciso "pesantemente sulle esigenze lavorative".

 

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