Benedetto Conti, firma polizza vita e va a schiantarsi con auto: morto martire 'ndrangheta

Si è tolto la vita nel 2011 in un incidente stradale. Ora l’indagine della Dda ipotizza: stritolato dai debiti, gesto volontario

Saronno, racket del calcestruzzo. Nel riquadro l'incidente dove morì Benedetto Conti

Saronno, racket del calcestruzzo. Nel riquadro l'incidente dove morì Benedetto Conti

Milano, 26 luglio 2022 - ​ L’azienda di famiglia semidistrutta dalle fiamme. Un mafioso che compare all’improvviso alla riapertura dell’attività, imponendo la sua presenza in maniera sempre più invasiva. E l’imprenditore che tre anni dopo muore in un incidente stradale su una strada provinciale del Varesotto, nello stesso giorno in cui ha sottoscritto una polizza vita con risarcimento ai beneficiari di un premio da mezzo milione di euro. È una storia che ha avuto il suo drammatico epilogo nella primavera di 11 anni fa, ma ora un’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Milano e dei carabinieri di Saronno sulle infiltrazioni della ’ndrangheta in appalti e cantieri l’ha completamente riscritta, ipotizzando che il quarantacinquenne Benedetto Conti, "schiacciato da una situazione finanziaria disastrosa" e stritolato dai debiti contratti con un uomo legato alla criminalità organizzata, abbia deciso di suicidarsi per "permettere alla sua famiglia di ottenere un’ingente somma con cui risollevare le proprie sorti".

L'incendio doloso

La ricostruzione della vicenda parte la sera del 30 ottobre 2008, quando un incendio doloso distrugge quattordici veicoli e parte del salone di concessionario auto di Conti e della moglie, a Cislago. Un colpo durissimo per la coppia, anche perché fino a quel momento i bilanci si erano sempre chiusi in attivo (con utili compresi tra 44mila e 47mila euro l’anno a parte un passivo di 3mila euro nel consuntivo d’esordio).

Una spirale senza uscita

Due settimane dopo, compare sulla scena Pietro Santo Garzo, arrestato nel 2009 nell’operazione Artemisia sulla cosca Gioffrè di Seminara (nella Piana di Gioia Tauro) e condannato a 7 anni. L’uomo, dirà in seguito la moglie di Conti, si comporta come fosse il padrone: entra ed esce a piacimento, spesso in compagnia dei fidati Carmelo Cilona ed Edoardo Fioramonte; pretende di usare le auto del concessionario; piazza il figlio come socio. È il periodo in cui l’attività inizia ad arrancare: nel 2009 perde quasi un milione; e per ripianare il rosso, Conti si infila in una spirale senza uscita. Per gli investigatori, in quel periodo realizza che non potrà mai restituire il “prestito” agli “amici” che pensava "di aver trovato" e che "questo lo costringerà a cedere interamente la sua attività".

La polizza infortuni

Così a fine maggio 2011 contatta un amico, dipendente di una società assicurativa, e si dice interessato a una polizza infortuni: "Gli comunicai l’importo e lui disse “Va bene, fammela da subito”". Il contratto viene attivato alla mezzanotte del 30 maggio, ma per legge è valido solo a fronte del pagamento di una quietanza semestrale. Conti effettua il bonifico e firma la mattina del 31. Qualche ora dopo, lo schianto: il rapporto sull’incidente parla di ampia visibilità in entrambi i sensi di marcia, condizioni atmosferiche buone e nessun segno di frenata della Punto. Il camionista sopravvissuto dirà: "La mia impressione è stata quella che il conducente fosse venuto dritto verso di me e che non avesse accennato minimamente alcuna manovra per evitarmi".

L'estorsione

Cosa succede dopo? Garzo comincia a perseguitare la moglie di Conti, arrivando a puntarle una pistola alla nuca e a minacciare di "metterla in un sacco" per riavere i soldi prestati al marito: secondo l’accusa (quella per la quale è indagato il sessantaduenne nell’inchiesta della Dda di Milano), lui e il figlio le avrebbero estorto 66mila euro.

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