Tolta la barriera architettonica: "Ho aspettato più di quattro anni"

Lieto fine per la storia di Chiara Laganà e tutti i disabili della Bicocca

Chiara Laganà

Chiara Laganà

Milano, 23 febbraio 2017 - «Uno scivolo, una pedana, una gittata di cemento. Basterebbe poco per risolvere il mio problema». Eppure ci sono voluti più di quattro anni. Per eliminare un gradino di appena 15 centimetri, ostacolo per la carrozzina di Chiara Laganà, 36 anni, affetta da una malattia degenerativa. Lo segnalava un anno fa esatto sulle pagine del Giorno. La barriera architettonica tra via Giolli e viale Fulvio Testi, periferia nord, la costringeva ad allungare il tragitto di oltre un chilometro per poter andare alla fermata del bus e raggiungere da lì il posto di lavoro. Ora il problema è risolto. Le brillano gli occhi, sorride. «Mi è cambiata la vita». Il gradino è sparito da una manciata di giorni: l’intervento atteso nell’area pubblica è stato realizzato. Non solo, «è stata creata una passerella che facilita la salita della carrozzina e che mi accompagna fino al marciapiede. Anche i paletti, tra i quali prima passavo a fatica, sono stati sistemati in maniera diversa, più funzionale. Non mi aspettavo tanto». Ma il cammino è stato lungo. A novembre del 2015, l’ex Consiglio di Zona 9 (ora Municipio) aveva approvato l’ennesima delibera all’unanimità chiedendo al Comune di eliminare la barriera architettonica. Non solo per Chiara, perché il problema toccava tanti disabili del quartiere.  Noi avevamo affrontato con lei il tragitto quotidiano, quello che compie quando il meteo lo consente, perché «in inverno, quando piove e fa freddo, mi affido a un servizio di trasporto privato per disabili, a pagamento». Da casa sua, a pochi passi da viale Suzzani, fino a viale Fulvio Testi. Un percorso non lungo. Peccato che quel gradino le impedisse di accedere alla passerella pedonale ritagliata tra l’erba di via Giolli. «Ho provato a passare in mezzo all’erba, salendo da un cordolo più basso, ma mi sono incastrata due volte». Unica alternativa: arrivare fino a via Thomas Mann e poi tornare indietro, passando da un punto sicuro. Fino ad approdare alla fermata del bus 713 in via Bignami. Mezzo che le consente di raggiungere il posto di lavoro, una ditta che si occupa di ossigeno terapia a Sesto San Giovanni. «Adesso che non c’è più il gradino, i tempi si sono dimezzati. E naturalmente faccio anche meno fatica», sottolinea la ragazza.  Soddisfatto anche Andrea Pellegrini, assessore alla Sicurezza del Municipio 9, che lo scorso anno aveva sollevato il caso. «La mia soddisfazione più grande è stata veder passare Chiara e Andrea (un altro ragazzo disabile, ndr) da quel punto. Dopo innumerevoli solleciti, delibere, mozioni, interrogazioni e segnalazioni inoltrati dal 2013, finalmente siamo arrivati a una soluzione, grazie alla costanza e alla determinazione di questi ragazzi». Ora, l’obiettivo è rendere agevole anche l’attraversamento di altri punti. Ad esempio, «all’incrocio tra viale Sarca e via Chiese, su quattro angoli c’è un solo scivolo», mostrava Chiara lo scorso anno. «E non è cambiato nulla».

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