Caso Barbato, l’ex capo dei ghisa: "L’hanno avuta vinta i furbetti del cartellino"

Antonio Barbato: a me nessun diritto di replica

Antonio Barbato

Antonio Barbato

Milano, 4 agosto 2017 - Antonio Barbato, dopo 35 anni deve smettere la divisa...

«C’è grande amarezza. Se penso a quanto ho dato a questa divisa in 35 anni di carriera... Ho scritto anche un libro sulla polizia locale».

Si pente di quel «sì»?

«Quale?»

Domenico Palmieri le offre di pedinare Mauro Cobelli, un vigile nonché sindacalista della Cisl, e lei anziché prenderlo a male parole, risponde «sì».

«Non ho niente del quale pentirmi. Quel pedinamento non è mai avvenuto, nulla di quanto contenuto in quella conversazione è poi effettivamente successo, non sono mai stato indagato. Ho fatto sindacato, conosco i sindacalisti, ho fatti incontri sindacali in serie e posso assicurarle che in quei contesti succede che si parli anche così, che si vada avanti a forza di “sì, poi vedremo”. Bisogna contestualizzare. E attenersi a ciò che è o non è avvenuto. Ma questo è uno strano Paese: chi è accusato di essersi comportato in modo inopportuno resta al suo posto, chi non è accusato di nulla viene cacciato».

A chi si riferisce, scusi?

«Ci sono più esempi: Tullio Del Sette è comandante dei carabinieri nonostante sia indagato, io non sono più comandante della polizia locale per non si sa bene che cosa...».

Per una «sciocchezza» come l’ha definita il sindaco.

«Appunto, per una sciocchezza. Un processo alle intenzioni».

Però Palmieri le ha rivolto una domanda particolare, le ha fatto un’offerta precisa. Perché ha risposto «sì» come si stesse parlando di niente?

«Glielo ripeto. Io ho sempre conosciuto Palmieri soltanto come sindacalista. Lui da sindacalista della Cisl mi disse che era intenzionato a far pedinare un altro sindacalista della Cisl perché non sapeva come questo usasse le ore di distacco sindacale. Palmieri era incazzato con Cobelli e ha ritenuto di poter trovare con me un interesse comune perché sapeva dei miei dissidi con lo stesso Cobelli. C’è un punto, però, che nessuno considera: io denunciai Cobelli già a marzo del 2016 per l’uso che faceva dei permessi sindacali. L’ho denunciato, altro che prendere provvedimenti sotto banco. Io, a differenza di quanto immaginasse Palmieri, non avevo quindi alcun interesse a far pedinare Cobelli. Ma hanno vinto loro, hanno vinto i furbetti del cartellino».

A chi si riferisce ora?

«A Cobelli e a chi all’interno della Cisl lo ha supportato: parliamo di una persona che prendeva i permessi sindacali il 2 giugno (Festa della Repubblica ndr) e l’8 dicembre (Immacolata concezione ndr): mi spiega lei quali incontri sindacali si organizzano il 2 giugno e l’8 dicembre? È capitato anche che si assentasse quando chiamato a ricoprire il turno notturno, lasciando nei guai i suoi colleghi. È brutto dirlo ma consiglio a chiunque si trovi a capo di una realtà pubblica di non andare a cercarsi rogne, di non cercare di mettere ordine in certe situazioni, di rinunciare a priori a risolvere certi problemi. È meglio!»

Si aspettava un atteggiamento diverso dal sindaco?

«Io non ce l’ho col sindaco Sala, perché dovrei? E non ce l’ho neppure con il presidente del Comitato per la Legalità, Gherardo Colombo. Mi spiace molto, però, che non mi sia stato dato diritto di replica. Che Colombo abbia scritto quel parere senza prima convocarmi, senza sentire la mia versione. Ho incontrato personalmente solo la Rozza. Per il resto solo contatti mediati».

 

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