Gang sudamericane a Milano, il mistero del "soldato" fantasma da 12 anni

Latinos, al via una udienza (in contumacia) per stabilire la responsabilità di Alex Portillo in un tentato omicidio in piazza Udine del 2010

“Pandilleros“, affiliati alle violente gang di sudamericani, rinchiusi in carcere

“Pandilleros“, affiliati alle violente gang di sudamericani, rinchiusi in carcere

Trovate questo articolo all'interno della newsletter "Buongiorno Milano". Ogni giorno alle ore 7, dal lunedì al venerdì, gli iscritti alla community del «Giorno» riceveranno una newsletter dedicata alla città di Milano. Per la prima volta i lettori potranno scegliere un prodotto completo, che offre un’informazione dettagliata, arricchita da tanti contenuti personalizzati: oltre alle notizie locali, una guida sempre aggiornata per vivere in maniera nuova la propria città, consigli di lettura e molto altro. www.ilgiorno.it/buongiornomilano

Sono passati dieci anni dall’ultima accesa guerra fra bande sudamericane che insanguinavano ferocemente la prima periferia di Milano, zona Lambrate e piazza Udine. Aggressioni in strada o sull’autobus, come quella sulla linea 93, e quella sulla linea 63 finita con un tentato omicidio per uno sgarro tra gang. Modalità da spedizione punitiva, con la vittima designata raggiunta, circondata da un gruppo di ragazzi e colpita per vendicare uno “sgarro“ o per un regolamento di conti davanti ad altri passeggeri ignari. Diciassette arresti solo nell’ultima indagine all’interno della Barrio 18. Ancora per un tentato omicidio, ancora regolamenti di conti nella Milano insaguinata da una criminalità parallela, con regole precise, organizzazione molto articolata, con capi (detti ‘palabreros’ o ‘encargaderos’), promotori (‘secunderos’) e ‘membri operativi’ (‘soldados’) che punivano gli affiliati a gang rivali, oltre a ‘simpatizzanti’, cioè ‘civili’ che fornivano aiuto e informazioni.

Il puzzle si è sempre incastrato: aggressioni e colpevoli. Da dieci anni però manca all’appello uno dei responsabili di aggressioni e di un tentato omicidio che si consumò in piazza Udine, sparito dai radar degli investigatori proprio dopo un tentato omicidio, fuggito forse in maniera rocambolesca e ricomparso a Milano solo negli ultimi mesi, esattamente dodici anni dopo. Lui si chiama Alex Portillo, sudamericano, avrebbe una vistosa cicatrice che gli sfregia il viso, così dice chi lo conosce, ma lui da dieci anni è un fantasma, ieri si è aperto un processo con udienza in contumacia, per cercare di definire la sua responsabilità, il suo “spessore criminale“ anche attraverso la testimonianza dei feriti e del poliziotto che quel pomeriggio ha assistito all’aggressione. Portillo avrebbe ora una fidanzata a Milano e, seguendo questa strada, si è arrivati a lui.

All’epoca dei fatti aveva 20 anni e oggi ne ha 32. Quel giorno in piazza Udine le due bande rivali scendono dall’autobus e si sfidano. Portillo colpisce e rimedia a sua volta due coltellate nel caos della rissa. Poi però diventa un fantasma per la giustizia. L’udienza, in cui lui è accusato di tentato omicidio, è stata rinviata al 13 settembre, quando verrà sentito il poliziotto in borghese che intervenne quel giorno, la fidanzata e uno dei giovani feriti. Dall’ultima grossa inchiesta che ha portato in carcere 17 “padilleros“ sono emersi elementi importanti per definire il quadro dell’organizzazione. A distinguere i “soldati“ sono i tatuaggi. Le pandille a Milano avevano un vero e proprio covo, dove si riunivano periodicamente raccogliendo anche "fondi" per la banda criminale.

Le indagini sul fenomeno delle gang latino-americane hanno messo in luce uno spaccato di criminalità metropolitana diffusa e temibile. Una mafia parallela, che si struttura, si evolve, parla un linguaggio criptico e ancestrale. Una piovra che conta su veri e propri soldati giovani, addestrati e disposti a tutto. Si è globalizzata e potenziata anche sull’onda dei social network. La banda di latinos più pericolosa, la MS13 (Mara Salvatrucha), controlla il territorio di Milano, dell’hinterland, si espande in provincia e in Lombardia. Si nutre di violenza perché gli omicidi sono l’unico modo per punire gli sgarri. E vive di criminalità da strada perché per sopravvivere ha bisogno di regole e di soldi. E i soldi si fanno con le rapine, gli scippi e i furti. È la ferocia delle regole, il ricorso a una violenza facile e brutale. Punizioni fisiche previste in caso di mancato rispetto degli ordini e delle regole, condanne in caso di uscita dal gruppo senza autorizzazione dei superiori, somme di denaro estorte ai membri. E ancora, aggressioni fisiche e rapine per contrapporsi ai rivali e commissione dei reati per assicurare il sostegno dei gruppi. Furti, rapine e spaccio di modiche quantità di stupefacenti, in genere davanti a scuole e parrocchie. Armati, organizzati in modo quasi militare, i componenti della gang si scontrano tra loro, i potentissimi Neta e con i Chicago, i Trinitarios con gli acerrimi rivali, i Comando. Negli anni le strutture delle bande storiche si sono sfaldate e rimescolate.

 

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro