Flash Mob di Greenpeace contro Banca Intesa: "Finanzia le fonti fossili"

Contestati i prestiti alla multinazionale Adani che sta portando avanti il progetto di sfruttamento di un giacimento minerario in Australia

La protesta degli attivisti di Greenpeace alla Banca Intesa

La protesta degli attivisti di Greenpeace alla Banca Intesa

Milano, 18 febbraio 2020 - Questa mattina attivisti e attiviste di Greenpeace sono entrati in azione in cia Giuseppe Verdi a Milano, presso la sece centrale di Intesa Sanpaolo, per denunciare i finanziamenti che il gruppo finanziario italiano continua a elargire alle fonti fossili. In particolare, l'organizzazione ambientalista chiede di fermare subito i finanziamenti alla multinazionale indiana Adani, a loro dire tra le compagnie più inquinanti al mondo, che sta portando avanti il progetto di sfruttamento del giacimento minerario Galilee in Australia, una vera e propria bomba climatica.

Gli attivisti di Greenpeace hanno aperto uno striscione sulla facciata della sede di Intesa Sanpaolo con il messaggio "Basta soldi al carbone, L'Australia brucia", evidenziando la pericolosita' di nuovi piani di sfruttamento di una fonte fossile che ha effetti devastanti sul clima del pianeta, come dimostra la situazione che vive proprio l'Australia. Il progetto più controverso di Adani in Australia si chiama Carmichael e prevede la realizzazione di quella che diventerebbe la più grande miniera di carbone a cielo aperto australiana, una tra le più estese al mondo. Adani vorrebbe estrarre 60 milioni di tonnellate di carbone all'anno per sessant'anni: una volta bruciato, questo carbone provocherebbe il rilascio nell'atmosfera di 4,6 miliardi di tonnellate di CO2. 

Il costo complessivo dell'opera è stimato intorno agli 11 miliardi di euro, ma l'intensa campagna di pressione internazionale su banche e assicurazioni ha reso estremamente difficile per Adani trovare i capitali necessari. Quasi 40 tra le principali banche al mondo hanno escluso il loro coinvolgimento nel finanziamento diretto al progetto Carmichael, ma molte di queste continuano a prestare soldi ad Adani. Tra loro c'è anche Intesa Sanpaolo, che ha concesso alla multinazionale indiana due prestiti del valore complessivo di 78 milioni di euro. "In un periodo cosi' delicato, gli investimenti degli istituti finanziari giocano un ruolo fondamentale nell'accelerare o contrastare la crisi climatica, e Intesa Sanpaolo al momento si trova decisamente dalla parte sbagliata della barricata", dichiara Luca Iacoboni, responsabile campagna energia e clima di Greenpeace Italia. "Chiediamo al gruppo torinese di chiudere con quelle aziende, come Adani, che stanno mettendo a rischio il nostro stesso pianeta".

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