Bambini picchiati in asilo, il pm: "Fu anche sequestro". Udienza il 12 settembre

Il Tribunale del Riesame dovrà decidere sulla richiesta di misure più severe per titolare e coordinatrice dell'asilo di viale Sarca

Enrico Luigi Piroddi e Milena Ceres

Enrico Luigi Piroddi e Milena Ceres

Milano, 19 agosto 2016 - Il 12 settembre il Tribunale del Riesame di Milano sarà chiamato a decidere sulla richiesta di custodia cautelare presentata dal pubblico ministero nei confronti della coordinatrice e del titolare dell’asilo nido “Baby World”, Milena Ceres e Enrico Luigi Piroddi. La struttura è stata chiusa dopo il blitz dei carabinieri che il 27 luglio aveva appurato i maltrattamenti subìti dai bimbi, cogliendo la coppia in flagranza. Schiaffi, insulti, ma anche morsi, ripresi dalle “cimici” dei carabinieri che da quattro mesi, dopo la segnalazione presentata da due ex educatrici, tenevano la struttura sotto controllo. L’educatrice, Milena Ceres, oggi è agli arresti domiciliari. Enrico Piroddi, invece, titolare nonché compagno della Ceres, è stato interdetto per dodici mesi dall’attività. Non sussistono - secondo il giudice per le indagini preliminari - i requisiti del pericolo di reiterazione del reato e del pericolo di fuga che li avrebbero obbligati al carcere.

Le misure però non soddisfano il pm Gianfranco Gallo che, analizzati video e testimonianze sui metodi punitivi usati nell’asilo privato di viale Sarca, ha deciso di presentare ricorso contro la decisione di scarcerare i due, contestando – oltre alle lesioni e ai maltrattamenti, aggravati dalla giovane età delle vittime (quattordici gli ospiti della struttura di viale Sarca, tra i 10 mesi e i 3 anni) – anche il sequestro di persona. Il magistrato ha chiesto al Riesame che venga quindi aggravata anche la misura cautelare predisposta dal gip per Enrico Piroddi, 35 anni: dall’interdizione per un anno dall’esercizio dell’attività agli arresti domiciliari. Il pm ha ricordato che i bambini sarebbero stati legati con "delle cinghie e costretti a stare al buio, chiusi in una stanza, come forma di punizione" e che uno dei piccoli, nel tentativo di liberarsi, "si è anche procurato delle ferite".

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