"Niente sostegno, lasciateli a casa": i diritti negati dei bambini disabili

Nell’emergenza Covid mancano i prof. Chi si occupava dei più fragili deve cambiare incarico. Sos dalle famiglie

Bambini disabili (immagine di repertorio)

Bambini disabili (immagine di repertorio)

Milano - Scuole che telefonano ai genitori dei bambini disabili per invitarli a lasciare a casa i propri figli perché il loro insegnante di sostegno serve per sostituire gli insegnanti di materie curricolari, assenti per positività al Covid o in quarantena, o perché lo stesso insegnante di sostegno è a sua volta positivo o in isolamento: anche questo sta accadendo in questa fase dell’emergenza pandemica. A sollevare il caso sono state, come già riportato su queste pagine, l’associazione "Famiglie Disabili Lombarde", alla quale sono arrivate segnalazioni da più province, e l’associazione "Amici di Tommy e Cecilia Onlus", fondata da Federica Muller, che ha denunciato come per il suo Tommaso, 10 anni, iscritto alla quinta elementare a Sesto Calende, la pausa natalizia purtroppo non sia mai finita: la scuola è iniziata il 10 gennaio, ma non per lui, che è dovuto restare a casa.

Perché accade, visto che le circolari ministeriali non consentono di lasciare a casa gli alunni disabili qualori manchi l’insegnante di sostegno né consentono di destinare tale docente ad altri incarichi? Perché la pandemia ha definitivamente acuito alcuni problemi che il sistema scolastico si trascina da anni. Il primo sta nel rapporto tra docenti di sostegno e bambini o adolescenti con disabilità. Come si legge nel focus pubblicato dal Ministero dell’Istruzione ad ottobre 2021, solo tre mesi fa, in Lombardia gli alunni con disabilità iscritti per l’anno scolastico 2021-2022 alle scuole statali sono 47.856. Un dato che va dalle scuole dell’infanzia fino alle secondarie di secondo grado. Gli alunni e gli studenti con disabilità sono il 15,7% del totale degli iscritti alle statali, pari a 1.161.781. I docenti di sostegno sono 21.643, tra organico di diritto e organico di fatto, tra assunti precari: il 21% dei docenti lombardi, che sono 102.741. Una parte del problema risiede già in questi numeri: la legge 111 del 15 novembre 2011 prevede che nelle scuole ci debba essere almeno un insegnante di sostegno ogni due alunni disabili. Anche se la norma finisse qui, la Lombardia sarebbe oltre la soglia: il rapporto è infatti di 1 insegnante di sostegno ogni 2,2 alunni disabili. Uno sforamento che può sembrare di poco conto.

Ma dietro ai numeri ci sono le persone ed ogni persona è un caso a sé. Questo è vero anche e soprattutto quando si parla di persone disabili perché le disabilità non sono tutte uguali: la stessa legge 111, supportata da una sentenza della Corte Costituzionale (la 80 del 2010) prescrive, infatti, che in caso di alunni con disabilità gravi il rapporto scenda a un insegnante di sostegno per ogni alunno disabile. Se si considera che in Lombardia i disabili gravi – quelli che hanno diritto al rapporto 1 a 1 – iscritti nelle scuole statali sono il 30,2% del totale, si capisce come il personale docente sia numericamente insufficiente a garantire il diritto all’istruzione di questi ragazzi. Pesano poi le modalità con le quali si procede alle nomine. Ad inizio anno si sono messi in conto 14.699 posti per il sostegno nell’organico di diritto. Una cifra decisamente bassa rispetto al fabbisogno ma calcolata sulla base dei dati dell’anno scolastico precedente e dei docenti abilitati al sostegno.

Alla soglia dei 21.643 posti si è arrivati solo una volta iniziato l’anno scolastico e solo con le nomine di docenti precari, nomine per le quali le scuole si muovono solo da fine ottobre e poi proseguono per mesi. Tradotto: ci sono alunni disabili che restano mesi interi senza docente di sostegno perché i posti nell’organico di diritto non bastano, le nomine in deroga partono tardi e i precari non sempre le accettano perché spesso non si tratta di persone specializzatisi nel sostegno ma di laureati in tutt’altre classi di insegnamento. Da qui l’altra casistica: precari che accettano l’incarico sul sostegno e lo lasciano appena trovano incarichi di altro tipo. "Solo il 10% dei docenti attualmente impegnati nel sostegno ha conseguito la specializzazione ed è quindi motivato dal suo incarico – spiega Massimiliano Sambruna, segretario generale della Cisl Scuola Milano, Legnano e Magenta –. Nel 59% dei casi si tratta di precari di altre classi di insegnamento che non hanno le competenze necessarie".

Perché così pochi specializzati nel sostegno? E qui si arriva al terzo problema: perché la specializzazione è a numero chiuso. Troppo chiuso: "Il Ministero consente di formare ogni anno appena mille docenti di sostegno a fronte di un fabbisogno che si aggira tra i 20 e i 25mila docenti di sostegno l’anno, almeno in Lombardia. In questo modo – sottolinea Sambruno – non si riesce manco a coprire il turn over". A questi problemi si aggiunge, ora, una pandemia che, secondo il report diffuso 3 giorni fa dalla Direzione Generale Welfare della Regione, ha costretto in quarantena 3.320 operatori scolastici in tutta la Lombardia, per la maggior parte docenti. Troppi se si considerano gli organici, le procedure e i problemi appena esposti. E gli alunni disabili pagano più degli altri.  

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