Milano, a due anni in coma per hascisc e coca: ricoverata al San Matteo di Pavia

La piccola ora sta meglio. Il giudice l’affida ai medici del reparto. Via alle indagini

Nei casi più gravi di polmonite è necessario il ricovero in ospedale

Nei casi più gravi di polmonite è necessario il ricovero in ospedale

Milano, 29 dicembre 2018 -  «Una “culpa in vigilando”, a mio avviso si può configurare un quadro di negligenza e non di maltrattamenti sulla minore». Dietro il latino da manuale di diritto penale, si nasconde la vicenda di una bambina di due anni, finita in coma perché nel sangue aveva cocaina e marijuana. L’avvocato Antonio Savio assiste i genitori della piccola che una settimana fa è stata ricoverata d’urgenza al policlinico San Matteo di Pavia perché intossicata dalla droga. Prova a spiegare perché quello che è accaduto non è frutto di una violenza, ma al massimo una leggerezza.

La famiglia abita a Milano. Il 22 dicembre la piccola si è improvvisamente sentita male, i genitori, padre trentenne marocchino e madre italiana, hanno chiamato il 118 ed è stata portata d’urgenza all’Humanitas di Rozzano, per poi essere trasferita al San Matteo, in Pediatria. La piccola era senza conoscenza, le sue condizioni erano molto gravi. Escluse malattie, gli esami hanno rivelato il motivo del suo malessere: nel suo organismo sono state rinvenute tracce di due diversi tipi di droga. Inevitabile fare partire la segnalazione al Tribunale dei minori di Milano: la piccola è stata affidata al reparto ospedaliero, come previsto dalla legge per minori che si trovino «in stato d’abbandono o venga allevato in locali insalubri o da persone ritenute incapaci di provvedere alla sua educazione». Insomma, precauzionalmente, la piccina è stata affidata ai medici. Nel frattempo per fortuna, il piccolo corpo ha risposto alle cure e le sue condizioni sono migliorate. Anche se resta ricoverata. Il padre ha subito protestato, perché in un primo momento gli era impedito di vedere la piccola. Ma il giudice ha concesso a mamma e papà di vederla, in attesa di una decisione.

Tre gli scenari possibili: il magistrato potrebbe disporre l’affidamento della piccola a una comunità insieme alla madre, oppure si potrebbe decidere per farla rimanere a casa con la famiglia ma sotto l’osservazione dei servizi sociali, o ancora allontanarla dai genitori. Inizialmente, il legale della famiglia aveva valutato la possibilità di un soggiorno presso alcuni parenti a Brescia, ma l’opportunità è venuta meno: «Aspettiamo la decisione del Tribunale dei minori, che dovrà valutare l’idoneità dei genitori», ha commentato Savio. Resta però da capire come possa una bimba di due anni essere entrata in contatto con sostanze tanto pericolose. Per fare luce, potrebbe essere presto aperta un’inchiesta anche dalla Procura di Pavia, anche se al momento non risulta alcun fascicolo d’indagine a carico dei genitori.

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