Milano, bagarini online: la Siae vuole i danni

Processo ai bagarini online, Siae e Codacons potranno chiedere i danni

 Coldplay

Coldplay

Milano, 26 settembre 2018 - Processo ai bagarini online, Siae e Codacons potranno chiedere i danni. Entrambe sono state ammesse come parti civili nell’udienza preliminare davanti al gup Maria Vicidomini a carico di nove imputati, tra persone fisiche e società, nell’inchiesta sulle irregolarità nella vendita online dei biglietti di concerti nel cosiddetto “secondary ticketing”. Contestati a vario titolo i reati di aggiotaggio e truffa e che avrebbero portato dal 2011 al 2016 a ricavi per oltre un milione di euro.

Il giudice ha invece escluso una giovane acquirente di biglietti, poiché il suo acquisto non copriva il periodo interessato dalle indagini. Ora le parti civili avranno tempo fino al prossimo 13 novembre, data della prossima udienza, per citare i responsabili civili Live Nation Italia e Live Nation 2, Vivo e Di Gi. Sempre quel giorno si discuterà il procedimento per chi ha scelto il rito ordinario: oltre alle stesse società pure Domenico d’Alessandro di Di Gi e Charles Stephen Roest, amministratore del sito internet di rivendita di biglietti Viagogo. Mentre il 22 novembre e il 5 dicembre verrà celebrato il processo con rito abbreviato scelto da Roberto De Luca e Antonella Lodi di Live Nation Italia e Live Nation 2 e Corrado Rizzato ex amministratore di Vivo.

Secondo il capo di imputazione, i promoter - che grazie al meccanismo accertato avrebbero incassato dal 2011 al 2016 ricavi per oltre un milione di euro - da un lato avrebbero fatto credere al pubblico «divulgando false informazioni» che i biglietti dei concerti finiti nel mirino della magistratura fossero quasi esauriti inducendo i fan ad acquistarli «ad un prezzo estremamente più elevato rispetto al valore facciale». Dall’altro lato avrebbero anche stipulato «accordi occulti» con il sito di bagarinaggio online Viagogo, sul quale «un elevato numero di biglietti» veniva messo in vendita «a un prezzo ingiustificatamente maggiorato rispetto a quello stabilito dagli artisti».

«Tutti gli indagati - sostiene il pm Adriano Scudieri - adoperavano artifizi volti a cagionare un aumento o una diminuzione del prezzo dei biglietti degli spettacoli». Tenendo i cantanti fuori dal giochino, gli organizzatori di concerti - secondo l’accusa - mettevano in vendita a un prezzo normale un numero ristretto di tagliandi, la rimanente parte veniva rivenduta online su siti specializzati a cifre anche decuplicate, e la stessa società organizzatrice otteneva altri guadagni.

L’accordo, secondo la Procura, prevedeva che il 90% degli incassi ottenuti dalla vendita dei biglietti ricevuti direttamente dagli organizzatori venisse retrocesso «sotto forma di consulenza» agli stessi promoter mediante «fatture oggettivamente false». E, stando a quanto era emerso dalle indagini, con questo sistema non sono stati danneggiati solo i fan di Bruce Springsteen o dei Coldplay che, per un concerto si trovavano a dover sborsare cifre da capogiro, ma anche la Siae che si è vista non versare i diritti d’autore.

 

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