Baby Gang, altri guai per il rapper: a Lecco nonostante il Daspo

Era stato bandito dalla città per il "pericolo sociale". Sorpreso con gli amici

Baby Gang, nome d'arte del rapper ventenne Zaccaria Mouhib

Baby Gang, nome d'arte del rapper ventenne Zaccaria Mouhib

Trovate questo articolo all'interno della newsletter "Buongiorno Milano". Ogni giorno alle ore 7, dal lunedì al venerdì, gli iscritti alla community del «Giorno» riceveranno una newsletter dedicata alla città di Milano. Per la prima volta i lettori potranno scegliere un prodotto completo, che offre un’informazione dettagliata, arricchita da tanti contenuti personalizzati: oltre alle notizie locali, una guida sempre aggiornata per vivere in maniera nuova la propria città, consigli di lettura e molto altro. www.ilgiorno.it/buongiornomilano

Baby Gang ne ha combinata un’altra delle sue. Il rapper milanese più daspato d’Italia è stato fermato nella "sua" Lecco, dove Zaccaria Mouhib, alias Baby Gang appunto, è nato il 26 giugno 2001, ha mosso i suoi primi passi nel panorama della musica trap e ha avuto anche i primi guai con la legge. Peccato che a Lecco lui non ci possa mettere più piede dal settembre 2021, da quando il questore Alfredo D’Agostino lo ha bandito con un foglio di via, perché considerato "socialmente pericoloso", come successo in riviera romagnola e anche a Milano. A Lecco del resto Baby Gang ha girato diversi video in cui inneggia alla violenza, imbraccia armi e prende in giro poliziotti e carabinieri.

Sono stati i carabinieri a fermarlo di sera, durante un controllo in periferia. Non stava combinando nulla di particolare né di male, era con amici, semplicemente però non avrebbe dovuto essere lì. Dopo essere stato portato in caserma per verificare la sua situazione è stato rimesso subito a piede libero, ma con una denuncia in più. Nei giorni scorsi il Tribunale di Milano aveva respinto una nuova richiesta, avanzata dalla Procura, di sottoporlo alla sorveglianza speciale per un anno. L’offerta "di un prodotto musicale ritenuto difforme dai modelli auspicabili resta coperto dal diritto fondamentale di manifestazione del pensiero – argomentavano i giudici – e può essere accostata ad una misura di prevenzione personale solo se connessa alla consumazione abituale di delitti, di cui mancano gli estremi".

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro