Milano, avvocatessa accoltellata nello studio: la resa dei pm dopo 5 anni

L’agguato a Paola Marioni. Un solo indagato uscito di scena e un’indagine mai decollata. La Procura: archiviare

I rilievi dopo il tentato omicidio

I rilievi dopo il tentato omicidio

Milano - Sono passati cinque anni dal tentato omicidio di Paola Marioni, 59 anni, avvocato, specializzata in cause civili e contenziosi immobiliari. Il caso, che da subito si è presentato come complesso, pare davvero destinato a diventare un "cold case", in attesa di un colpo di fortuna, di un Dna che restituisca il nome di un colpevole. Il pm Giovanni Polizzi, che ha coordinato le indagini, ha chiesto l’archiviazione dopo aver scandagliato tutti i possibili scenari e vagliato la storia di molti clienti delle cause seguite dall’avvocato. La Marioni ha presentato in questi giorni opposizione all’archiviazione della procura. Sarà quindi il gip a dover decidere se gli elementi raccolti dalle indagini, che lo stesso pm ha definito "scupolosissime", non lasciano adito ad altre ipotesi possibili. Oppure se ci sono margini su cui indagare ancora.

È il 20 luglio del 2017, un caldissimo pomeriggio di quelli che svuotano Milano, l’avvocato Marioni è nel suo studio in via dei Pellegrini, a una manciata di metri da Palazzo di Giustizia. Alle 18.45 ha segnato nella sua agenda un appuntamento. Intorno all’orario, un piccolo cerchio, e poi una freccia in orizzontale fino a un cognome, che risulterà inesistente. L’appuntamento è con l’aggressore, con l’uomo che tenterà di ucciderla, perché lei si salverà solo per un soffio. Cinque coltellate inferte puntando dritto al cuore con la furia di chi vuole fargliela pagare: "Così impari per la prossima volta", le urla mentre lei tenta di difendersi.

Paola Marioni è viva perché griderà così forte che nel palazzo qualcuno sente, corre giù dalle scale per vedere cosa sta succedendo nello studio al piano terra e l’uomo, accorgendosi del trambusto e spiazzato dalle urla, deve scappare. Per un lungo periodo la donna sarà costretta a girare con la scorta, terrorizzata dall’idea che chi la voleva uccidere possa tornare per "finire il lavoro". La squadra mobile diffonderà un video, sono le immagini delle telecamere di via dei Pellegrini. Le sequenze riprendono un uomo che cammina velocemente in un orario compatibile con l’aggressione. Ha una maglia scura, un paio di pantaloni bianchi, un berretto scuro che gli copre parte del volto. Indossa un paio di occhiali da vista con montatura nera e sulle spalle ha uno zainetto blu modello sacca. Un testimone chiave, dicono gli inquirenti. Si scoprirà poi che quell’uomo di passaggio sul marciapiede, in orario compatibile con il reato, era un perfetto estraneo: niente aveva a che vedere con il tentato omicidio e nemmeno potrà essere un testimone utile alle indagini.

La vicenda giudiziaria si ferma quindi all’8 febbraio del 2020, quando venne indagato un pensionato di 73 anni di Abbiategrasso indicato da alcune fonti come "presunto colpevole" per via di vecchie ruggini. Ma sarà definitivamente scagionato dal Dna e la donna, a dire il vero, non l’aveva mai riconosciuto. In questi anni non si è mosso più nulla e non ci sono elementi sopraggiunti che possano far pensare che sia utile tenere aperto il fascicolo. La Marioni però non si arrende. C’è un assassino ancora libero che potrebbe tornare a farle del male. E intanto il mistero resta.

 

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