"Avrei preferito misure graduali"

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Mascherina in tasca, raccomandata, pronta ad essere indossata in caso di assembramenti nei negozi o centri commerciali. Ma in questi luoghi non ci sarà più l’obbligo da oggi. Anche nei luoghi di lavoro i dispositivi di protezione saranno solo raccomandati. "Io sarei stato più favorevole a fare un passo alla volta. Dopo l’obbligo della Ffp2 sarei passato alla chirurgica che è un dispositivo più leggero. Avrei mantenuto l’indicazione di indossare la mascherina per qualche altra settimana sia per i dipendenti che per i clienti, considerando anche che il tempo di permanenza di questi ultimi può arrivare a trenta minuti e c’è un’interazione col personale". Una linea prudenziale, quella sottoscritta da Gabriel Meghnagi, presidente della rete associativa vie di Confcommercio Milano e di Ascobaires. Che non è un pro-mask ad oltranza: "Avrei aspettato, prima di deliberare un utilizzo raccomandato, il crollo dei contagi che è presumibile possa verificarsi fra un paio di settimane quando aumenteranno le temperature. Con la rassicurazione fornita dai dati avrei abolito anche la chirurgica" afferma Meghnagi. Intanto in città è tornata la voglia di fare shopping. Con risultati sopra le attese questo mese, dopo il tracollo nello stesso periodo del 2020 e del 2021: "Gli incassi di aprile si chiudono con un più 10% rispetto al 2019" assicura il numero uno della rete associativa vie di Confcommercio. A fare da acceleratore sono state feste e cerimonie, dalle cresime ai matrimoni dai compleanni alle lauree, che negli ultimi due anni erano interdette a causa del Covid-19. "Non è il numero di acquirenti ad essere aumentato ma l’importo dello scontrino". A remare contro "le super-bollette che spingono alcune famiglie a rinunciare ai consumi considerati superflui".

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