Gentiloni e la battaglia della Regione: "Autonomia sì, ma nella solidarietà"

Il premier a Bergamo e Milano: spinta sacrosanta ma niente egoismi

Paolo Gentiloni

Paolo Gentiloni

Milano, 12 novembre 2017 - Per Paolo Gentiloni quella all’autonomia è una «spinta sacrosanta». Così si esprime il presidente del Consiglio da quel di Bergamo, capoluogo della provincia lombarda che ha fatto registrare l’affluenza più alta al referendum del 22 ottobre, per l’esattezza pari al 47,3%. Un altro segno di attenzione da parte del Governo nei confronti della causa regionalista. Solo giovedì si è infatti insediato il tavolo tra lo stesso esecutivo e le Regioni (anche l’Emilia Romagna oltre alla Lombardia) e al termine del confronto Gianclaudio Bressa, sottosegretario ad Affari Regionali ed Autonomie, ha scandito l’impegno di arrivare ad un accordo quadro prima della fine della legislatura, quindi entro la fine di gennaio. Il negoziato si farà anche a Milano, sede di un tavolo il 21 novembre. L’iter pare lanciato ma, tra palco e realtà, c’è un’incognita di non poco conto: sarà il Parlamento che uscirà dalle elezioni di marzo a dover decidere se farsi carico o no delle richieste autonomiste delle Regioni. 

Per ora Gentiloni benedice la spinta ma al tempo stesso avvisa: «Occorre ricucire le lacerazioni che abbiamo attraversato e non crearne di nuove e questo vale anche per la sacrosanta spinta per una maggiore autonomia. È una rivendicazione di efficienza, non di egoismo, che deve essere una rivendicazione di protagonismo nella solidarietà, non di separatismo». Bergamo è anche la città di Giorgio Gori, tra i sindaci del Pd che si è schierato a favore del sì al referendum sia pur mantenendo una posizione critica nei confronti della «propaganda della Lega Nord»: «Il mandato che ha ricevuto Roberto Maroni non è stato certo plebiscitario, visto che è andato a votare il 38% – sottolinea il primo cittadino –. Però è giusto che la Lombardia rivendichi più responsabilità, a fronte di uno Stato che continua a camminare a velocità ridotta: se la Lombardia e il Nord Italia vanno bene, tutto il Paese può trarne vantaggi. Non condivido minimamente invece chi cavalca il discorso dell’autonomia per sostenere la tesi “gli altri si arrangino e noi ci teniamo i nostri soldi”: l’obiettivo non deve essere togliere dal piatto dello Stato miliardi di euro». E domani la Conferenza dei capigruppo, estesa ai presidenti delle commissioni consiliari, si riunirà per decidere quali consiglieri regionali faranno parte della squadra che tratterà col Governo proprio sull’autonomia. 

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