Autobus sequestrato e incendiato: Sy, né perizia né ricorso al Riesame

L’avvocato del dirottatore: "Per ora non chiederò nulla"

Il bus distrutto dal fuoco

Il bus distrutto dal fuoco

Milano, 25 marzo 2019 . Ousseynou Sy, l’attentatore che cinque giorni fa ha preso in ostaggio 51 bambini e poi ha dato fuoco al bus su cui viaggiavano, aveva premeditato il gesto. Aveva già deciso di entrare in azione e aveva pianificato tutto il giorno prima, quando nel pomeriggio alle 15.30 si era procurato la benzina che gli sarebbe servita il giorno dopo per cercare di fare la strage arrivando a Linate sullo scuolabus che conduceva.

L’uomo secondo quanto hanno ricostruito gli investigatori ha raggiunto con la sua auto un distributore di Madignano e in poco più di tre minuti ha riempito le due taniche di benzina inserendo una banconota da 20 euro nel sistema automatico. Ma il benzinaio che lo conosceva bene gli ha chiesto «Come mai riempi taniche di benzina, visto che la tua auto è diesel?». «Sy - ha raccontato il benzinaio – è stato impassibile, la benzina serve a mia moglie, è rimasta a secco. Quindi se ne è andato». L’uomo covava da tempo rancore per la politica sull’immigrazione messa in atto dal Governo, nel verbale di interrogatorio di convalida incolpa il ministro Salvini dei morti in mare. Nonostante l’avvocato Davide Lacchini abbia tentato la carta della pazzia come strategia difensiva, il gip non ha rilevato nessun segnale di squilibrio. Per questo sarà presentata a breve l’istanza per una perizia psichiatrica. Il suo avvocato difensore ha spiegato che «non è un’esigenza pressante». «Lo stato di detenzione – ha detto il giorno dopo l’ordinanza del gip che ha confermato il carcere – contempla anche l’osservazione psicologica. Quindi non è un’esigenza immediata. È nell’ordine delle cose che si faccia una perizia e questa verrà affrontata con tempi tecnici». D’altronde, nell’ordinanza il gip aveva definito una «posticcia e maldestra opera di rivisitazione della realtà» la spiegazione dell’autista di aver voluto dirottare il pullman verso Linate perché glielo aveva detto uno dei bambini morti di cui sentiva le voci, liquidando come «improbabile» la possibilità che venisse dichiarata la sua «incapacità di intendere e di volere».

L’avvocato, che incontrerà Sy in settimana, non si è stupito che al suo assistito sia stata confermata l’aggravante del terrorismo perché «è nell’ordine delle cose. Siamo all’inizio delle indagini – ha spiegato – e i capi di imputazione non sono cristallizzati. per ora queste sono le accuse poi ci sarà il processo» L’avvocato Lacchini ha anche annunciato che non farà ricorso contro l’ordinanza del gip che ha confermato il carcere per il suo assistito, arrestato dai carabinieri. «Non lo ritengo né opportuno né necessario - ha spiegato l’avvocato -. C’è una oggettività dei fatti e una doverosità nella scelta del gip».

 

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