Atir, da Scommegna alla Coletti il festival della "cura" dei fragili

Non solo teatro che s’intreccia a incontri, laboratori, proiezioni ma soprattutto il desiderio di ritrovarsi

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di Diego vincenti

Prendersi cura. Degli altri, di sé stessi, dei più fragili. Già solo da questa piccola (gigantesca) cosa s’intuisce che "La prima stella della sera" non è una rassegna come le altre. Certo c’è il teatro, che quest’anno s’intreccia a incontri, laboratori, proiezioni. Ma c’è soprattutto il desiderio di ritrovarsi insieme per ragionare sul tema della cura e del sostenersi a vicenda. Che i tempi sono quelli che sono. Fa piacere quindi ritrovare il progetto di Atir, nato nella delicatissima estate del 2020. E l’appuntamento è sempre lì, dalle parti di Stadera Chiesa Rossa, dall’11 al 17 luglio nel Cortile di S.Maria alla Fonte in via S. Domenico Savio, visto che sono sempre i frati cappuccini ad ospitare il festival. Ma niente appuntamenti al buio questa volta. Il cartellone è condiviso con il pubblico e c’è solo da scegliere fra un bel gruppo di realtà milanesi. Si inizia con "Sarebbe stato interessante" con Matilde Facheris per la regia di Marcela Serli, seguito martedì 12 da "Lucis in fundo" di Annabella Di Costanzo per Alma Rosè, un flusso di coscienza sulla prima esperienza di madre. Mercoledì si rivede "Il ritratto della salute" con Chiara Stoppa", seguito da "Mamma a carico" di Gianna Coletti per la regia di Gabriele Scotti e "La vita davanti a sé", reading musicale con Arianna Scommegna.

Nel weekend spettacoli per i più piccini, pranzi condivisi, "Qualcosa" di Annagaia Marchioro e Federico Zanandrea. Mentre domenica spettacolo a sorpresa e festa di chiusura.

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